MARCO PREVE genova.repubblica.it
LA SIGNORA Rita Cambiaso, 66 anni, osserva dalla collina la pinza della gru che azzanna un pezzo dopo l’altro della “cà du Aldu” come la chiama lei riferendosi al vecchio proprietario, Aldo Parodi bancario e possidente di Ceranesi di qualche decennio fa. La casa dove Rita è nata e ha vissuto per 65 anni è quella accanto, già ridotta in macerie il giorno prima. «Mi ci va dietro il cuore, vede quella finestra, in quella stanza
ci andavo a prendere ripetizioni da piccola». Certo, se accanto al “Dio delle Grandi Opere” esistesse almeno un “Beato del buon senso”, allora prima di abbattere queste palazzine per allargare la strada di cantiere bisognerebbe demolire quei locali che stanno dieci metri e che sorgono proprio sul greto del torrente Verde e anche un bambino capirebbe che sono a rischio alluvione.
MA ILTerzo Valico deve correre e le sue ruspe spianano i ricordi. Infatti, pochi istanti dopo la stanza delle ripetizioni non esiste più. A cento metri in linea d’aria da dove la signora Rita osserva, dall’altro lato del ponte della Ferriera, territorio del comune di Ceranesi, ieri pomeriggio si sono raccolte un centinaio di persone per protestare contro le demolizioni dei palazzi espropriati.
Sono gli appartenenti al movimento No Tav Terzo Valico delle valli genovesi rinforzati nell’occasione da alcuni membri dei comitati che si battono per la stessa causa nel basso Alessandrino, Serravalle, Arquata Scrivia, Pozzolo Formigaro. Ci sono anche alcuni abitanti di Ceranesi ma non sono molti.
Probabilmente la maggioranza la pensa come la signora Rita. «Protestare? Ma cosa ci vuol fare, è il Terzo Valico ci hanno detto e mica si può aspettare. Però chissà se io lo vedrò questo treno. Quell’appartamento era la mia vita, anche se ero in affitto ci sono nata, cresciuta e ci stavo con mio marito. Poi un anno e mezzo fa sono venuti e mi hanno detto che sarei stata espropriata. Era inutile opporsi.
Sono stata prima un anno in una casa alla Gaiazza e adesso abito di nuovo a Ceranesi, lì sopra al macellaio. Certo è stato tutto improvviso. prima del Terzo Valico si parlava come se non dovesse mai arrivare. Poi dopo le elezioni è cambiato tutto. Devo dire che il sindaco nuovo (Mauro Vigo, ndr) è venuto a spiegarci e ci ha portato tutti i capoccioni della Regione, l’assessore Paita, l’architetto Gian Poggi e anche il vicesindaco di Genova Bernini. Almeno abbiamo capito che sarebbero andati avanti e ci siamo accordati».
Sono arrivati un po’ di soldi (in buona parte pubblici anche se è il Cociv, il consorzio che deve realizzare la Tav, a distribuirli) per tutti e abbiamo sgomberato.
Ieri pomeriggio i manifestanti hanno dato vita ad un corteo che si è snodato lungo la strada principale di Campomorone con slogan e striscioni che inneggiavano alla resistenza contro la Tav.
C’erano anche i consiglieri del Comune di Genova Paolo Putti del M5S e Antonio Bruno della Federazione della Sinistra. Il corteo ha suscitato simpatia in paese, applausi da tanti anziani affacciati alle finestre, ma non si avverte una grande condivisione degli obiettivi. Non è questione ideologica né di diversa sensibilità ambientale.
Le parole di Franco un vicino di casa della signora Rita, spiegano una delle ragioni: «Hanno promesso che quando partiranno i cantieri principali assumeranno una percentuale di gente del posto. Io ci conto, ho perso il lavoro e sono disoccupato. Sono elettricista, ho presentato la mia domanda in Comune e aspetto davvero che arrivi questo Terzo Valico».