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Cose da (non) credere

21/8/2013

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Dal Manifesto di ieri un illuminante articolo di Carola Frediani
SCAFFALI - «Undercover», libro-inchiesta di Rob Evans e Paul Lewis, giornalisti del «Guardian»
Quando l'attivista è un poliziotto.
Nell'Uomo che fu Giovedì, romanzo dei primi del Novecento di G.K. Chesterton, un agente della polizia riesce a insinuarsi in un gruppo anarchico salvo scoprire poi che anche tutti gli altri sono infiltrati. Ma, come è ormai consuetudine quando si ha a che fare con il tema del controllo sociale, anche in questo caso la realtà ha superato di molto la fantasia. Così oggi sappiamo che all'inizio degli anni '90 un gruppetto di ambientalisti inglesi noto come London Greenpeace (non collegato alla famosa Ong) contava al suo interno più spie che genuini ecologisti, penetrato da una parte dalla polizia londinese, dall'altra da detective assoldati da McDonald's. La ragione di una simile ossessione stava in una causa legale che la multinazionale dell'hamburger aveva intentato contro alcuni (veri) attivisti del gruppo, Helen Steel e Dave Morris, coautori di McLibel, un pamphlet che si scagliava contro le pratiche commerciali, ambientali e lavorative dell'azienda. La causa alla fine fu vinta dal colosso, ma i danni di immagine per i due archi furono incalcolabili. Paradossalmente, ora sappiamo che uno degli agenti presenti nel gruppo aveva pure contribuito alla stesura del libello incriminato.
Si tratta solo di una - e la meno drammatica - delle incredibili vicende raccontate in Undercover, libro-inchiesta di Rob Evans e Paul Lewis, due giornalisti del Guardian, sulla «vera storia della polizia segreta britannica» (Faber & Faber, pp.256, £12.99). E in particolare su una unità speciale, la Special Demonstration Squad (Sds), costituita nel 1968 e operativa fino a poco tempo fa. L'anno di nascita non è casuale: obiettivo dello squadrone era controllare i «sovversivi». Ma, come dimostrato nel libro, l'attività investigativa degli agenti si è spinta ben oltre i limiti di qualsiasi Stato di diritto. Perché i poliziotti adottavano completamente una seconda identità, vivendo per anni a stretto contatto con attivisti e intrecciando relazioni sentimentali durature; in alcuni casi facendo dei figli (poi abbandonati una volta terminata la missione); rubando le identità di bambini morti, ovviamente all'insaputa dei genitori, per rafforzare le proprie coperture con un certificato di nascita autentico; giurando il falso in tribunale; e, last but not least, partecipando alle attività anche illegali di alcuni di questi gruppi, in modo da fomentare le derive più estremiste.
Tra le varie figure spicca per capacità manipolatoria e apparente assenza di morale quella di Robert Lambert, nome da attivista Bob Robinson: fu infiltrato per anni prima in London Greenpeace (dove contribuì al McLibel), e poi nell'Animal Liberation Front, di cui riuscì a far arrestare due membri accusati di aver dato fuoco a dei negozi di pellicce. Peccato che ora sia sospettato di essere stato il terzo degli incendiari. Lambert è anche uno di quelli che ha fatto un figlio in una relazione a lungo termine con una innocua attivista, entrambi puntualmente lasciati a fine «mandato».
Malgrado tutto ciò, o forse proprio per questo, fece carriera, e negli ultimi anni si era addirittura riciclato come accademico progressista. Almeno finché non sono esplose le inchieste che hanno portato a questo libro.
Quello che colpisce sono i target di tanta spregiudicatezza investigativa. Non pericolosi terroristi, ma per la maggior parte ecologisti, movimenti contro la guerra, anti-razzisti, animalisti (di cui l'Alf era certamente l'ala più dura). Capaci di compiere forse azioni dirette di disobbedienza civile ma non certo attentati. Perfino un «esercito dei clown», composto da pacifisti che si vestivano da pagliacci, ha avuto l'onore di un simile trattamento. Tra l'altro l'attività dell'Sds (cui si è aggiunta nel tempo una seconda unità) si è addirittura intensificata dopo il duemila, ramificandosi in missioni internazionali: l'infiltrato Rod Richardson è stato fotografato al G8 di Genova davanti a un'auto incendiata...
Il libro è pieno di ex-fidanzate o amici intimi devastati psicologicamente dalla recente scoperta di aver condiviso per anni l'esistenza con poliziotti sotto copertura, pagati e incoraggiati dallo Stato a manipolare persone innocenti al solo fine di inserirsi meglio nei gruppi. Tuttavia, il delirio di onnipotenza del Sds sembra infrangersi col tempo contro i suoi stessi demoni: molti degli agenti patiscono esaurimenti nervosi, altri chiedono risarcimenti per il mancato supporto psicologico (dimenticando che il problema alla base era essenzialmente etico), alcuni tornano all'insaputa dei superiori tra gli amici attivisti anche quando è terminato il proprio mandato. C'è quello che, dieci anni dopo la fine del suo incarico, viene fermato da un agente per un reato minore e scappa: interrogato dalla commissione disciplinare spiega di averlo fatto per la paura della brutalità della polizia sviluppata negli anni da manifestante. E c'è anche la storia dell'agente che, una volta esonerato dall'incarico di spia, si rifiuta di abbandonare il gruppo, molla la divisa, e si mette a fare l'attivista a tempo pieno. E poi ci sono le donne. Mosse dalla preoccupazione per la scomparsa dei fidanzati, si improvvisano abili detective, iniziando a mettere assieme i pezzi di un puzzle che nessuno, neanche il più paranoico dei «sovversivi», avrebbe osato mai immaginare. Perché, come commentò il padre di una delle ragazze usate dalla polizia di fronte ai primi sospetti sull'ex, «una cosa simile non potrebbe mai accadere nel nostro paese».
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