Di seguito la mia interpellanza che verrà discussa nel Consiglio Comunale che si terrà domani pomeriggio
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Da alcune proiezioni apparse su organi di stampa, sembrerebbe che l'applicazione della TASi comporterebbe un aumento per alcune tipologie di alloggi modeste e una diminuzione per gli alloggi signorili rispetto all'IMU.
E' ovviamente inaccettabile per una giunta di sinistra che dovrebbe, invece, applicare tasse e tariffe in maniera proporzionale facilitando persone e alloggi più modesti. Luciano Gallino, Marco Revelli, Barbara Spinelli, Guido Viale www.ilmanifesto.it Quando diciamo che siamo per un’Altra Europa, la vogliamo davvero e non solo a parole. Abbiamo in mente un ordine politico nuovo, perché il vecchio è in frantumi. Non può essere rammendato alla meno peggio. Luciano Gallino, Marco Revelli, Barbara Spinelli, Guido Viale www.ilmanifesto.it In realtà il nostro è l’unico progetto che non si limita a invocare a parole un’altra Europa, ma si propone di cambiarla con politiche che riuniscano quel che è stato disunito e disfatto. Gli altri partiti sono tutti, in realtà, conservatori dello status quo. Sono conservatori Matteo Renzi e il governo, che parlano di cambiamento e tuttavia hanno costruito quest’Unione che umilia e impoverisce i popoli, favorendo banche e speculatori. Sono conservatori i leghisti, che denunciano l’Unione ma come via d’uscita prospettano il nazionalismo e la xenofobia. Nei fatti è conservatore il Movimento 5 Stelle, che si fa portavoce di un disagio reale, ma senza sbocchi chiari. Tutta diversa la Lista Tsipras. Il progetto è di cambiare radicalmente le istituzioni europee, di dare all’Unione una Costituzione scritta dai popoli, di dotarla di una politica estera non bisognosa delle stampelle statunitensi. Tutta diversa la prospettiva della Lista Tsipras. La nostra non è né una promessa fittizia, come quella di Renzi, né una protesta che rinuncia alla battaglia prima di farla. Metteremo duramente in discussione il Fiscal compact, e in particolare contesteremo — anche con referendum abrogativo — le norme applicative che il Parlamento dovrà introdurre per dare attuazione all’obbligo del pareggio di bilancio che purtroppo è stato inserito ormai nell’articolo 81 della Costituzione, senza che l’Europa ce l’abbia mai chiesto. In ogni caso, faremo in modo che non abbiano più a ripetersi calcoli così palesemente errati e nefasti, nati da una cultura neoliberista che ha impedito all’Europa di divenire l’istanza superiore in grado di custodire sovranità che sono andate evaporando, proteggendoli al tempo stesso dai mercati incontrollabili, dall’erosione delle democrazie e dalla prevaricazione di superpotenze che usano il nostro spazio come estensione dei loro mercati e della loro potenza geopolitica. Ecco le 10 vie alternative che intendiamo percorrere: 1 - Siamo la sola forza alternativa perché non crediamo sia possibile pensare l’economia e l’Europa democraticamente unita «in successione»: prima si mettono a posto i conti e si fanno le riforme strutturali, poi ci si batte per un’Europa più solidale e diversa. Le due cose vanno insieme. Operare «in successione» riproduce ad infinitum il vizio mortale dell’Euro: prima si fa la moneta, poi per forza di cose verrà l’Europa politica solidale. È dimostrato che questa “forza delle cose” non c’è. Status quo significa che s’impone lo Stato più forte. 2 - Siamo la sola forza alternativa perché crediamo che solo un’Europa federale sia la via aurea, nella globalizzazione. Se l’edificheremo, Grecia o Italia diverranno simili a quello che è la California per gli Usa. Nessuno parlerebbe di uscita della California dal dollaro: le strutture federali e un comune bilancio tengono gli Stati insieme e non colpevolizzano i più deboli. In un’Europa federata, quindi multietnica, l’isola di Lampedusa è una porta, non una ghigliottina. 3 - Siamo la sola forza alternativa perché non pensiamo che prioritaria ed esclusiva sia la difesa dell’«interesse nazionale»: si tratta di individuare quale sia l’interesse di tutti i cittadini europei. Se salta un anello, tutta la catena salta. 4 - Siamo la sola forza alternativa perché non siamo un movimento minoritario di protesta, ma avanziamo proposte precise, rapide. Proponiamo una Conferenza sul debito che ricalchi quanto deciso nel 1953 sulla Germania, cui vennero condonati i debiti di guerra. L’accordo cui si potrebbe giungere è l’europeizzazione della parte dei debiti che eccede il fisiologico 60 per cento del pil. E proponiamo un piano Marshall per l’Europa, che avvii una riconversione produttiva, ecologicamente sostenibile e ad alto impatto sull’occupazione, finanziato dalle tasse sulle transazioni finanziarie e l’emissione di anidride carbonica, oltre che da project bond e eurobond. 5 - Siamo la sola forza alternativa perché esigiamo non soltanto l’abbandono delle politiche di austerità, ma la modifica dei trattati che le hanno rese possibili. Tra i primi: l’abolizione e la ridiscussione a fondo del Fiscal Compact, che promette al nostro e ad altri Paesi una o due generazioni di intollerabile povertà, e la distruzione dello Stato sociale. Promuoviamo un’Iniziativa Cittadina (art. 11 del Trattato sull’Unione europea) con l’obbiettivo di una sua radicale messa in discussione. Chiederemo inoltre al Parlamento Europeo un’indagine conoscitiva e giuridica sulle responsabilità della Commissione, della Bce e del Fmi nell’imporre un’austerità che ha gravemente danneggiato milioni di cittadini europei. 6 - Siamo la sola forza alternativa perché non ci limitiamo a condannare gli scandali della disoccupazione e del precariato, ma proponiamo un Piano Europeo per l’Occupazione (Peo) il quale stanzi almeno 100 miliardi l’anno per 10 anni per dare occupazione ad almeno 5–6 milioni di disoccupati o inoccupati (1 milione in Italia): tanti quanti hanno perso il lavoro dall’inizio della crisi. Il Peo dovrà dare la priorità a interventi che non siano in contrasto con gli equilibri ambientali come le molte Grandi Opere che devastano il territorio e che creano poca occupazione, ad esempio il Tav Torino-Lione e le trivellazioni nel Mediterraneo e nelle aree protette. Dovrà agevolare la transizione verso consumi drasticamente ridotti di combustibili fossili; la creazione di un’agricoltura biologica; il riassetto idrogeologico dei territori; la valorizzazione non speculativa del nostro patrimonio artistico; il potenziamento dell’istruzione e della ricerca. 7 - Siamo la sola forza alternativa perché riteniamo un pericolo l’impegno del governo di concludere presto l’accordo sul Partenariato Transatlantico per il Commercio e l’Investimento (Ttip). Condotto segretamente, senza controlli democratici, il negoziato è in mano alle multinazionali, il cui scopo è far prevalere i propri interessi su quelli collettivi dei cittadini. Il welfare è sotto attacco. Acqua, elettricità, educazione, salute saranno esposte alla libera concorrenza, in barba ai referendum cittadini e a tante lotte sui “beni comuni”. La battaglia contro la produzione degli Ogm, quella che penalizza le imprese inquinanti o impone l’etichettatura dei cibi, la tassa sulle transazioni finanziarie e sull’emissione di anidride carbonica sono minacciate. La nostra lotta contro la corruzione e le mafie è ingrediente essenziale di questa resistenza alla commistione mondializzata fra libero commercio, violazione delle regole, abolizione dei controlli democratici sui territori. 8 - Siamo la sola forza alternativa perché vogliamo cambiare non solo gli equilibri fra istituzioni europee ma la loro natura. I vertici dei capi di Stato o di governo sono un cancro dell’Unione, e proponiamo che il Parlamento europeo diventi un’istituzione davvero democratica: che legiferi, che nomini la Commissione e il suo Presidente, e imponga tasse europee in sostituzione di quelle nazionali. Vogliamo un Parlamento costituente, capace di dare ai cittadini dell’Unione una Carta che cominci, come la Costituzione statunitense, con le parole «We, the people.…». Non con la firma di 28 re azzoppati e prepotenti, che addossano alla burocrazia di Bruxelles colpe di cui sono i primi responsabili. 9 - Siamo la sola forza alternativa a proposito dell’euro. Pur essendo critici radicali della sua gestione, e degli scarsi poteri di una Banca centrale cui viene proibito di essere prestatrice di ultima istanza, siamo contrari all’uscita dall’euro e non la riteniamo indolore. Uscire dall’euro è pericoloso economicamente (aumento del debito, dell’inflazione, dei costi delle importazioni, della povertà), e non restituirebbe ai paesi il governo della moneta, ma ci renderebbe più che mai dipendenti da mercati incontrollati, dalla potenza Usa o dal marco tedesco. Soprattutto segnerebbe una ricaduta nei nazionalismi autarchici, e in sovranità fasulle. Noi siamo per un’Europa politica e democratica che faccia argine ai mercati, alla potenza Usa, e alle le nostre stesse tentazioni nazionaliste e xenofobe. Una moneta «senza Stato» è un controsenso politico, prima che economico. 10 - Siamo la sola forza alternativa perché la nostra è l’Europa della Resistenza: contro il ritorno dei nazionalismi, le Costituzioni calpestate, i Parlamenti svuotati, i capi plebiscitati da popoli visti come massa amorfa, non come cittadini consapevoli. Dicono che la pace in Europa è oggi un fatto acquisito. Non è vero. Le politiche di austerità hanno diviso non solo gli Stati ma anche i popoli, e quella che viviamo è una sorta di guerra civile dentro un’Unione che secerne di nuovo partiti fascistoidi come Alba Dorata in Grecia, Jobbik in Ungheria, Fronte Nazionale in Francia, Lega in Italia. All’esterno, poi, siamo impegnati in guerre decise dalla potenza Usa: guerre di cui gli Stati dell’Unione non discutono mai perché vi partecipano servilmente, senz’alcun progetto di disarmo, refrattari a ogni politica estera e di difesa comune (il costo della non-Europa in campo militare ammonta a 120 miliardi di euro annui). Perfino ai confini orientali dell’Unione sono gli Stati Uniti a decidere quale ordine debba regnare. L’Europa che abbiamo in mente è quella del Manifesto di Ventotene, e chi lo scrisse non pensava ai compiti che ciascuno doveva fare a casa, ma a un comune compito rivoluzionario.Noi oggi facciamo rivivere quella presa di coscienza: per questo al Parlamento europeo saremo con Tsipras, non con i socialisti che già pensano a Grandi Intese con i conservatori dello status quo. Siamo così fatti perché non abbiamo perduto la memoria del Novecento. L’Europa delle nazioni portò ai razzismi, e allo sterminio degli ebrei, dei Rom, dei malati mentali. L’Europa della recessione sfociò nella presa del potere di Hitler. ACQUA: sempre piu’ profitti ai privati, sempre meno servizi ai cittadini, sempre piu’ alte le tariffe
In seguito a una mia interrogazione in aula di martedì scorso, ho ricevuto risposta dall’assessore Garotta. Per prima cosa, sto predisponendo un’ulteriore richiesta per comprendere meglio cosa l’assessore intenda quando afferma che: “le procedure messe in atto dal gestore del servizio idrico prevedono una erogazione limitata della fornitura” Quanto limitata e limitata a chi? Procedendo poi nella risposta si arriva al tema tanto discusso e a me caro delle tariffe idriche, dove si giustificano gli aumenti con il conguaglio di spese pregresse e, cito, “di investimenti strategici (nuovi depuratori) già previsti dal piano d’ambito.” Ringrazio l’assessore per la risposta data ma permangono inalterate le mie perplessità e opinioni sulla questione dell’acqua pubblica. Risulta infatti che, nonostante quanto esplicitamente chiesto dai referendum, i gestori nel 2012 abbiano realizzato utili per oltre 20.000.000 di euro, sapientemente reindirizzati, per più della metà nelle casse di molti istituti di credito fra cui Bank of America-Merril Lynch, Intesa Sanpaolo, Cassa Depositi e prestiti, Unicredito, e cioè fra le braccia della speculazione finanziaria. Ma quella speculazione, si sa, non si accontenta mai: i genovesi, nei prossimi due anni, dovranno sborsare circa 30.000.000 di euro in più (di cui circa 17.000.000 solo per conguagliare il 2012) portando così i profitti del 2012 per i tre gestori a circa 38.000.000. Si aggira il risultato referendario (che, lo ricordo, prevedeva l’eliminazione dei profitti dalla tariffa), reinserendo, oltre ad interessi passivi corrisposti a finanziatori, anche gli utili d’impresa per gli azionisti Così in bolletta troveremo, tra le motivazioni di conguaglio previste anche le morosità oltre i due anni, le variazioni di costi dell’energia e quelli per compensare i minori volumi dei consumi rispetto a quelli presunti. Inoltre, paradossalmente, chi risparmiera’ i consumi, contribuira’ indirettamente all’aumento tariffario per l’anno successivo, al fine di compensare il mancato consumo. Ricordo che questi aumenti sono una costante negli ultimi anni, basti pensare che dal 2004 ad oggi c’è stato un aumento delle tariffe del servizio idrico di quasi l’80%. Non rimane altra alternativa che pensare e attivare un percorso verso la ripubblicizzazione del servizio idrico integrato, come a Parigi, al fine di far pagare ai cittadini solo il servizio e gli investimenti per depuratori e acquedotti e non le rendite finanziarie speculative. Al Monte l’abuso edilizio che nessuno può contestare MARCO PREVE genova-repubblica È UNA storia esemplare di burocratica impotenza contro gli abusi edilizi, quella che viene raccontata in due paginette scarse dal vicesindaco Stefano Bernini in risposta ad un’interrogazione presentata in Sala Rossa a Tursi dal consigliere Antonio Bruno della Federazione della sinistra. ACCADE che sulle alture di San Fruttuoso, in una delle ultime oasi di verde e pace che è la parte superiore di salita Nuova nostra signora del Monte, a pochi metri dal Santuario, il Comune scopra che si starebbero eseguendo lavori abusivi in un’antica villa. Per scoprirlo ci mette quasi un mese, perché nessuno gli apre la porta di casa, quando scatta la denuncia penale i proprietari aprono il cancello del giardino ma non fanno entrare gli ispettori dell’assessorato all’Urbanistica, e visto che gli inquilini non sono così cortesi da consentire l’espletamento di tutte le formalità il Comune, poveretto, non può che attendere che la procura faccia qualcosa. Insomma, Tursi, il sindaco, il suo vice, tutti gli uffici nulla possono anche se Bernini scrive queste parole: «Dalle risultanze del sopralluogo svolto in data 13 gennaio trova conferma la realizzazione di nuove volumetrie, l’abbattimento di alberature di alto fusto e la realizzazione di opere accessorie ». Tutto ciò dopo che era stata accertata, scrive il vicesindaco, «l’inesistenza di qualsiasi procedura edilizia». Il caso, si legge nella risposta scritta, riguarda il civico 18 B della salita. L’11 novembre del 2013 gli uffici dell’urbanistica ricevono la segnala- zione del municipio Valbisagno. Sono rapidi ad agire perché il 13 novembre viene effettuato un sopralluogo ma «non essendo stato consentito l’accesso è stata rilasciata cartolina per prendere contatti ». Inutile dire che effetto sortisca la cartolina. Così il 20 parte una temibile raccomandata per chiedere «l’accesso all’immobile » fissando come scadenza il 29. Risultato: me- no di zero. Il 4 dicembre parte la denuncia penale alla procura. Sorprendentemente, il 13 gennaio i proprietari concedono «l’ingresso nella proprietà limitatamente alle parti esterne», come se gli ispettori fossero venditori della Folletto. Ma cambia poco. «Allo stato attuale - scrive Bernini - non è pervenuta da parte del magistrato incaricato alcuna disposizione in merito... tenuto conto che non è stato possibile portare a termine gli accertamenti tecnici, in modo da redigere definitivo verbale è in corso di predisposizione una integrazione alla comunicazione di reato». Intanto, piccoli abusi crescono. Segnalazioni dagli abitanti di San Benigno denunciati i titolari dei depositi petrolchimici Idrocarburi nell’aria sotto accusa i gas che arrivano dal porto Dossier in procura GIUSEPPE FILETTO genova.repubblica SECONDO quanto ipotizzano i militari della Guardia Costiera, i vigili urbani della Sezione Ambiente ed i vigili del fuoco, le esalazioni proverrebbero dai serbatoi di Calata Oli Minerali e di Calata Canzio. Stando ai primi accertamenti, durante il carico e scarico degli idrocarburi nelle cisterne, da queste si sprigionerebbe il gas creatosi dall’evaporazione dei prodotti petroliferi. Tant’è che ieri sarebbe stata depositata una segnalazione alla Procura della Repubblica per le violazione dell’articolo 674 del codice penale. Denunciati i titolari ed i legali rappresentanti delle aziende che gestiscono i due distinti depositi petrolchimici di Eni e Petrolig. Si tratta di una dozzina di grosse cisterne che ogni anno movimentano qualcosa come 520mila tonnellate di olio combustibile pesante e gasolio, idrocarburi destinati essenzialmente a rifornire le motonavi attraccate in porto. Le quantità prese in considerazione per i siti di Calata Oli Minerali e di Calata Canzio non sarebbero granché, se paragonate ai dodici milioni e mezzo di tonnellate annue che entrano ed escono dal Porto Petroli di Multedo, ma tanto bastano per far sentire i loro effetti e talvolta rendere l’aria irrespirabile. Secondo quanto spiegano gli ispettori tecnici della Guardia Costiera e dei vigili, man mano che i serbatoi si svuotano, al loro interno si formano i vapori degli idrocarburi. Nel momento in cui vengono riempiti nuovamente di sostanze liquide, i gas vengono espulsi all’esterno, rilasciati nell’aria appunto perché non ci sarebbero sistemi di cattura dei quali invece sono dotati i serbatoi della Iplom e della Snam a Multedo, che lavorano a ciclo chiuso, con la creazione di vuoto al loro interno. A Calata Oli Minerali e Calata Canzio, ma anche sulle bettoline che riforniscono le navi, se da una parte entrano 20mila metri cubi di combustibile liquido, dall’altra escono altrettanti metri cubi di vapori. Solitamente le esalazioni sarebbero spinte verso terra, lambendo le abitazioni sul fronte del porto. Ma il fenomeno sarebbe maggiormente amplificato ed avvertito in buona parte del centro città e sulle alture nei giorni di vento di mare. Al momento i vertici delle due società sono chiamati a rispondere delle ipotesi di reato di “emissioni di gas in atmosfera, recanti disturbi a persone”. Già, perché l’indagine sarebbe partita proprio dagli esposti presentati dagli abitanti di via Milano, di via Venezia, di via Gramsci, del Centro Storico e di Carignano. Negli ultimi mesi ne sarebbero arrivati a decine sulle scrivanie dell’assessorato comunale all’Ambiente, della Capitaneria di Porto e dell’Arpal. Tanto che in passato altre indagini sono state compiute da altri organi di polizia giudiziaria. Negli scorsi giorni le ultime segnalazioni ai centralini dei vigili urbani sono giunte dal Porto Antico. Ieri e domenica addirittura dal Matitone, da via XII Ottobre e dagli uffici di piazza Ortiz, facendo scattare contemporaneamente le indagini anche dei vigili del fuoco che fatto delle prove con l’esplosimetro, ma a quanto pare con risultati scarsi e poco attendibili. Gli accertamenti sono stati effettuati soprattutto con metodi empirici, con i tradizionali sistemi di investigazione, al momento senza misurazioni tecniche, e stando a quanto fa capire chi li ha svolti, occorreranno più approfondite analisi da parte dei laboratori dell’Arpal per essere certi della natura dei vapori da idrocarburi e della loro provenienza. Nel passato non tanto recente, infatti, si era pensato che i fetori provenissero dai depuratori fognari. Il 3 aprile del 2009 il caso che si ricorda di più, con un fenomeno molto intenso in tutta la città, soprattutto nelle zone prossime a Calata Oli Minerali e Calata Canzio, ma anche sulle immediate alture. Quel giorno pure le zone comprese tra la Foce, via XX Settembre, De Ferrari, Corso Aurelio Saffi e via Gramsci furono ammorbate da nauseabondi fetori, simili a uova marce. Al punto che il sostituto procuratore Francesco Albini Cardona aprì un fascicolo, ma le ispezioni dei vigili dell’Ambiente nei vari depuratori fognari non ebbero alcun riscontro. |
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