Una mia interpellanza su divieto dei distacchi dell'acqua e aumento tariffario
Soddisfazione per la delibera sul ciclo dei rifiuti del Comune di Genova, preoccupazione per la politica della Regione Liguria, richiesta che Amiu si trasformi in una societa' consortile di diritto pubblico (basta SpA), sono alcune delle proposte emerse nell'incontro "Rumenta o Risorsa", organizzato dal Comitato Genovese dell'Altra Europa con Tsipras.
Federico Valerio (già chimico ambientale dell'Istituto Tumori di Genova) ha spiegato che il superamento della società consumistica passa anche dal considerare il rifiuto una risorsa, un materiale post consumo da far rientrare nel ciclo della vita e della produzione. Mauro Solari, del Gruppo Gestione Corretta dei Rifiuti, ha analizzato il piano Comunale e quello della Regione Liguria, ravvisando in quest'ultimo la sindrome NIMBY (non nel mio giardino) perché prevede di portare fuori regione una frazione del materiale per poterlo bruciare in cementifici e centrali elettriche. Ha anche proposto di trasformare Amiu da Spa in Azienda Speciale Consortile, partecipata da tutti i comuni dell'area metropolitana. Enrico Pignone, capogruppo Lista Doria in Consiglio Comunale di Genova, ha spiegato come la politica del Sindaco sia stata quella di modificare la gestione dei rifiuti escludendo l'inceneritore e dando impulso alla raccolta differenziata per il riuso dei materiali. Valerio Gennaro, dell'IST, ha descritto l'impatto positivo sulla salute di una corretta gestione dei rifiuti. Amnesty insiste: “Dopo 13 anni né scuse né riforme, si potrebbe pensare che non sia successo nulla” “Verità e Giustizia” pronuncia l’addio “Processi finiti e isolamento politico” arrivati al terzo grado di giudizio (pur con le polemiche su levità delle pene e prescrizioni), la necessità che ora su quei dannati giorni del luglio 2001 siano finalmente la politica e (poi) la storia a pronunciarsi. Ma non solo, anche un «senso di sconfitta e di isolamento politico» come dice Antonio Bruno. E così il Comitato Verità e Giustizia per Genova, a 13 anni dal G8 e dopo la nuova manifestazione in ricordo di Carlo Giuliani, che ha raccolto domenica centinaia di persone in piazza Alimonda, decide di essere arrivato al capolinea, e dà il suo addio. Nelle stesse ore in cui Amnesty International segnala che continuano a mancare scuse e assunzione di responsabilità per le violazioni dei diritti umani commesse alla Diaz e a Bolzaneto, e si fanno ancora attendere riforme indispensabili, quali l’introduzione del reato di tortura e dei codici d’identificazione per gli operatori delle forze di polizia in servizio di ordine pubblico. Quegli agenti che d’altro canto, attraverso il Silp Cgil, sollecitano il sindaco Marco Doria a chiedere ai “vertici” di risarcire «il danno d’immagine causato dalla politica e dal dipartimento della pubblica sicurezza». La ferita del G8 resta, amara e indelebile come nella canzone di Guccini, ma l’Italia è cambiata. Per questo Antonio Bruno, consigliere comunale Fds e da sempre impegnato nel moviche mento parla di «sensazione di sconfitta e di isolamento politico »: di fatto, il ricordo del G8, una volta che i processi sono stati celebrati e che le responsabilità sono state accertate, resta appannaggio più dei singoli — in primis la famiglia Giuliani — non delle forze politiche della sinistra, specialmente quelle che erano più vicine al movimento, dal ruolo politico ormai defilato. ma la missione, scrivono in una nota, è compiuta: testimoniare, documentare, sostenere le parti civili e i legali ai processi Diaz e Bolzaneto, e soprattutto non dimenticare. Ma resta da fare molto: istituire una commissione parlamentare, consentire l’identificazione del personale delle forze dell’ordine e altre azioni che evitino nuovi giorni come quelli del 2001. Tutte cose che però, sino a oggi, la politica non è riuscita a fare, anzi ha fallito, conclude la nota del Comitato. Dal canto suo Amnesty International attacca: continuano a mancare scuse e assunzione di responsabilità per le violazioni dei diritti umani commesse nel luglio 2001 e si fanno ancora attendere riforme indispensabili, quali l’introduzione del reato di tortura e dei codici d’identificazione per gli operatori delle forze di polizia in servizio di ordine pubblico e altre misure finalizzate a una maggiore trasparenza. «Un osservatore neanche troppo distratto potrebbe farsi l’idea che a Genova, 13 anni fa, non sia successo niente di grave. E’ vero il contrario, ma l’assenza di collaborazione delle istituzioni e le gravi e perduranti lacune legislative hanno impedito di rendere pienamente giustizia alle vittime delle violenze del G8» dichiara Antonio Marchesi di Amnesty Italia, che chiede un confronto ai vertici di polizia, carabinieri e guardia di finanza. Mentre il Silp Cgil attacca: per il danno d’immagine il sindaco di Genova Marco Doria deve rivolgersi ai vertici: quelli della politica e della polizia di quei giorni, e non solo. Comitato verità e giustizia per Genova Il 20 luglio del 2002 nasceva il Comitato Verità e Giustizia per Genova. Un anno dopo i fatti di Genova, alcune delle vittime, testimoni e parenti, diedero vita al Comitato.
Uno degli scopi principali è stato quello di raccogliere fondi per il sostegno alla segreteria legale che per molti anni è stata da supporto a tutti i processi, sia quelli riguardanti i fatti di strada, sia quelli riguardanti le violenze e le torture perpetrate alla Scuola Diaz, alla Caserma di Bolzaneto, sia quelli riguardanti i processi contro i manifestanti accusati di devastazione e saccheggio. Il comitato ha indetto e partecipato a centinaia di incontri, presidi davanti al Tribunale di Genova, emesso comunicati stampa, fatto tutto quello che è stato possibile, considerato il grande silenzio dei media, il silenzio assenso della maggior parte dei parlamentari, ministri, organi istituzionali, perché quei giorni non fossero dimenticati, perché verità e giustizia emergessero. Nel frattempo si sono svolti i principali processi conclusi con sentenze della Cassazione. Abbiamo avuto le clamorose condanne di decine di agenti, funzionari e alti dirigenti per i fatti della Diaz e di Bolzaneto: un grande risultato oscurato, ahimè, dalla prescrizione. Tutti i cittadini hanno potuto sapere che in Italia si pratica con disinvolta ferocia la tortura, e molti episodi successivi al G8 di Genova hanno mostrato quanto fossimo nel giusto quando invocavamo la sospensione di tutti gli indagati e un ricambio immediato e solenne ai vertici delle forze dell'ordine, che hanno brillato in questi anni per la loro azione di copertura dei responsabili e di minimizzazione di quanto avvenuto. La maggior parte dei condannati non farà nemmeno un giorno di carcere, molti sono ancora al loro posto, nonostante le condanne. In carcere rimangono solo alcuni manifestanti, condannati per un reato, quello di devastazione e saccheggio, che è stato utilizzato solo nel dopoguerra. Sono condanne abnormi e profondamente ingiuste. Condanne che rendono amare queste giornate. Restano aperti i ricorsi alla Commissione Europea dei Diritti Umani per i fatti della Diaz e Bolzaneto e le cause civili. Oggi, dopo 13 anni da quei giorni, il comitato verità e giustizia per Genova ha deciso di sciogliersi. Riteniamo di aver assolto fino in fondo agli scopi prefissi: testimoniare, documentare i fatti, sostenere le parti civili nei processi Diaz e Bolzaneto, gli imputati nel processo ai 25 manifestanti, gli avvocati che si sono impegnati per tutelarli. Questo scioglimento per noi equivale al compimento della missione che ci eravamo dati. E, in fondo, è quasi un privilegio, se pensiamo a quanti Comitati formati dai familiari delle vittime di stragi e attentati, di morti a causa delle forze di polizia, continuano ad esistere a decenni dai fatti, per via di processi interminabili, di lotte sfibranti contro depistaggi e insabbiamenti. Ci sciogliamo sapendo di non lasciare un vuoto nella tutela della memoria di Carlo Giuliani e di quanto avvenuto al G8 di Genova: il Comitato Piazza Carlo Giuliani continuerà a svolgere questa funzione e avrà il nostro pieno, personale sostegno. Ci sciogliamo nella persuasione di avere fatto del nostro meglio, pur essendo coscienti di non avere raggiunto per intero i nostri obiettivi. Un po' di giustizia è stata fatta, ma molte, troppe ombre restano. Oltre alle pesanti condanne inflitte ad alcuni manifestanti, pesa il mancato processo per l'omicidio di Carlo. Del quale tuttavia sappiamo molte cose, grazie al lavoro della famiglia Giuliani, del Comitato che hanno fondato, degli attivisti e degli avvocati che non si sono mai rassegnati alle tesi liquidatorie del giudice delle indagine preliminari. Grazie ai genovesi, grazie a Piazza Carlo Giuliani, a supporto legale, alla segreteria legale, agli avvocati, a Reti invisibili e all’Osservatorio sulla repressione, alle centinaia di cittadini italiani che, caparbiamente, hanno continuato a chiedere insieme a noi, verità e giustizia, a tutti quelli che in questi lunghi anni ci hanno sostenuto ed accompagnato. Concludiamo con un appello, alla società civile, ai cittadini ed alle cittadine che sono qui oggi, a tutti quelli che hanno a cuore la democrazia e la tutela dei diritti civili nel nostro paese: Nel 2003 abbiamo lanciato, insieme all’Arci e al Comitato Piazza Carlo Giuliani, l’appello Mai più come al G8, abbiamo raccolto migliaia di firme e presentato questo appello al Senato, sono passati 11 anni, ma le nostre richieste di allora non hanno avuto ancora alcuna risposta da parte del Parlamento, nonostante il susseguirsi di governi di svariato colore. Riteniamo tuttora urgenti le istanze da noi promosse allora. Mai più come al G8: -istituire una Commissione di inchiesta parlamentare che faccia luce sulle modalità complessive della gestione dell’ordine pubblico durante il Vertice G8 di Genova e del Global Forum di Napoli; - consentire l’identificazione del personale delle forze dell’ordine in servizio di ordine pubblico, stabilendo l’obbligo di utilizzare codici identificativi sulle uniformi - programmare un costante aggiornamento professionale delle forze dell’ordine ed attività didattiche finalizzate a promuovere i principi della nonviolenza, una coscienza civica e una deontologia professionale conformi alle loro funzioni difensive e nonviolente - escludere l’utilizzo, nei servizi di ordine pubblico e comunque dalla dotazione del personale delle forze dell’ordine, di sostanze chimiche ed incapacitanti - adeguare il nostro ordinamento alle convenzioni internazionali in materia di diritti umani introducendo il reato di tortura. Sono parole di undici anni fa e sembrano scritte oggi. Perché niente è cambiato. Perché le istituzioni hanno girato lo sguardo altrove, anche di fronte alle clamorose sentenze Diaz e Bolzaneto, in modo che giudichiamo irresponsabile. Perché le forze politiche parlamentari hanno fallito, rendendosi responsabili dell'arretramento della democrazia italiana in questi anni. La stessa legge sulla tortura, approvata in prima lettura al Senato, è una legge sbagliata nei suoi fondamenti, lontana dai parametri fissati in sede di Nazioni Unite, frutto di un mediazione al ribasso – che giudichiamo del tutto inopportuna – con vertici delle forze dell'ordine che hanno dimostrato una grave distanza culturale e morale dai canoni di una seria democrazia. Ci sciogliamo, ma non demordiamo: continueremo, come singoli individui, a fare del nostro meglio, facendo tesoro delle tante cose imparate in questi anni. Comitato verità e giustizia per Genova Care compagne e cari compagni, quasi due mesi dopo le elezioni sembra sia stata confermata la nostra più grande preoccupazione, perché le grandi alleanze che avevano denunciato prima delle elezioni sono diventate ancora più larghe, dal momento che la elezione di Juncker alla presidenza della Commissione è stata accompagnata dalla elezione alla presidenza del Parlamento europeo di Schultz con il voto dei conservatori, socialdemocratici, liberali e alcuni verdi. Parallelamente nel Parlamento europeo si esprimono non in modo omogeneo varie forze di destra, razziste, xenofobe e populiste. Oggi l'Europa si trova in una situazione di stallo strategico. Il progetto delle forze dominanti di oggi è quello di continuare la strategia di estrema austerità. Questa strategia noi la abbiamo chiamato Merkelismo. L'Europa che oggi si trova sotto l'egemonia tedesca è sempre più antidemocratica e sempre più autoritaria. La nostra lotta quindi per la rifondazione dell'Europa su base democratica, sociale ed ecologica, deve essere continua e senza sosta. Questo è il nostro comune obbiettivo nel nuovo gruppo della Sinistra Europea, che ha raddoppiato i suoi membri dalla volta precedente. Si tratta di una lotta difficile e il suo successo sarà giudicato dai movimenti, dalle resistenze e dalle lotte dei popoli. Compagne e compagni, non dimentichiamo che la sinistra sta crescendo. In Grecia per la prima volta con Syriza la sinistra è la più grande forza politica del paese, con ampio margine di differenza rispetto alla Nuova Democrazia, candidandosi a governare. Syriza rappresenta la coscienza collettiva di una sinistra moderna che cerca di trovare un'identità moderna, radicale, movimentista, ma anche un'identità che può avere una dinamica maggioritaria. Una sinistra che può essere in grado di dare una prospettiva di vittoria e di governo alternativo per cambiare la nostra vita, la realtà che viviamo oggi in Europa. I partiti e tutte le forze della sinistra in Europa, hanno visto la prospettiva di una vittoria storica di Syriza anche a livello nazionale come una scintilla di speranza e di cambiamento, non solo per il popolo greco, ma per tutti i popoli dell'Europa, che soffrono per l’austerità, che reagiscono alla diminuzione della democrazia in Europa, che cercano un'Europa della solidarietà, un'Europa dell’uguaglianza tra stati e popoli, che cercano un'Europa della crescita, della coesione sociale, della solidarietà, della protezione dell'ambiente. Questo è il messaggio che abbiamo ricevuto dalla Spagna, dove la Sinistra Unita, il Podemos e altre forze di sinistra più piccole si sono avvicinate quasi al 25%, mentre le due forze di austerità, il Partito Popolare e Socialista, hanno perso circa 5 milioni di voti. In Spagna abbiamo visto la grande sorpresa della sinistra dei movimenti, che è riuscita a ottenere l'8% dei voti del popolo spagnolo ed eleggere cinque deputati. Una forza politica nata dalla auto-organizzazione di chi non aveva voce. Dal movimento degli Indignati che ha travolto le piazze e le strade delle città spagnole il 15 maggio 2011, riuscendo a trasformare la rabbia in forza politica del popolo, contro il predominio e la paura che avevano creato le banche con le ipoteche sulle case e la vendita all’asta delle case confiscate dalle banche. Un movimento che ha avuto un profondo carattere anticapitalista. Contro l'arricchimento violento delle elite finanziarie e gli oligarchi della crisi, un movimento che ha voluto rappresentare le persone che vogliono combattere per la democrazia diretta, per una nuova organizzazione veramente democratica e partecipativa del sistema politico. L'esplosione delle piazze in Spagna ha trasformato Podemos in un forza potente di movimento, la stessa esplosione parallela che in Grecia è stata quella che ha creato il terreno sociale adeguato per la rapida ascesa di Syriza. In Portogallo, il Blocco di Sinistra e il Partito Comunista del Portogallo si avvicinarono al 20%, mentre in Irlanda colpita dal Memorandum il Sinn Féin mette già la sua candidatura per governare e in Slovenia, provata dall’austeritá, la sinistra è arrivata la settimana scorsa al 7%. Ci sono tre pilastri per una proposta maggioritaria di sinistra in Europa. Il primo è la natura di classe della nostra lotta, perché noi rappresentiamo la società dal basso e lottiamo per la redistribuzione della ricchezza. Il secondo pilastro riguarda il salvataggio delle nostre società, delle democrazie, i diritti e le nostre libertà. Le nostre radici affondano nelle grandi tradizioni che hanno creato le forze maggioritarie che ci hanno liberati dal fascismo e dalle dittature. Perché oggi il neoliberismo dimostra che è incompatibile con la democrazia che abbiamo conosciuto, demolendo in sostanza le nostre costituzioni democratiche e i nostri diritti sociali e politici e le nostre libertà. Il terzo pilastro è costituito da un nuovo internazionalismo di sinistra, un nuovo europeismo di sinistra, che è emerso anche attraverso la mia candidatura per la presidenza della Commissione europea e dalla percezione che l'Europa oggi rappresenta il terreno della lotta politica e di classe. Un campo di lotta, di battaglia, di conflitto che noi non ignoriamo. Non possiamo costruire un'isola socialista, in una nazione, stato, se nel campo comune dell’economia, della cultura, del confronto che si chiama Europa non cambieranno gli equilibri. Syriza non riuscirà, se domani non cambieranno anche gli equilibri in Spagna, Italia, Francia e nella stessa Germania, finche non si creeranno le condizioni per grandi cambiamenti radicali a favore delle forze del lavoro in tutta l’Europa. È ciò che può fare del nostro progetto una proposta maggioritaria. Care compagne e cari compagni, "L'Altra Europa” in Italia ha rappresentato una altra grande vittoria della sinistra europea soprattutto per le dure condizioni della sua lotta politica e sociale, visto che è riuscita a superare un’antidemocratica legge elettorale raccogliendo le 150.000 firme necessarie e superare il quorum di sbarramento del 4% Il sistema politico in Italia, dopo aver visto quello che è successo in Grecia con Syriza, ha lottato con le unghie e i denti per far tacere “L’Altra Europa" ed escludere la sua presenza dal sistema televisivo mediatico. La sinistra italiana, senza mezzi e soldi ha avuto successo perché credeva nel messaggio di unità di Syriza. Questa è la nostra grande energia, la forza dell'unità nella diversità. Per me è stato un grande onore aver rappresentato “L’Altra Europa”, da lontano, rappresentando una sinistra sociale e politica in Italia con una tradizione molto lunga. Una tradizione di lotte sociali, movimenti e collettivi ed una tradizione politica. La sinistra di Gramsci, di Togliatti, di Berlinguer, di Spinelli, si è incontrata con la sinistra greca, cercando di impostare un piano per il futuro, la nostra convivenza, i nostri problemi comuni, la nostra prospettiva in Europa. Questa è la nuova sinistra che è nata nelle strade di Genova in una giornata come questa, il 19 luglio 2001. La sinistra che è stata colpita da una repressione barbara, con l'assassinio di Carlo Giuliani e la violenza di Bolzaneto. L'assassinio del piccolo Alexis Grigoropoulos e le successive "Bolzaneto" che abbiamo vissuto in Grecia sono la continuazione di questa storia. Siamo in un periodo di controrivoluzione che viene alla ribalta con in modo molto autoritario, che mira a livellare le conquiste sociali e politiche dei decenni del dopoguerra. Questa è una scelta strategica del capitale in Europa, che procede attraverso un lavoro di svalutazione interna con la creazione di una zona economica nel Sud Europa, con condizioni di lavoro pari a quelle del Sudest asiatico. Una strategia miope, che ha gia mostrato i suoi limiti, perché senza coesione sociale non può esistere una forte economia. Questi problemi li dovranno affrontare anche i paesi del Nord Europa, a causa del grande accumulo di capitale non investito. Nel Sud Europa questa politica richiede la contrazione della democrazia e la violazione delle costituzioni che abbiamo avuto con la nostra lotta antifascista e la caduta delle dittature in Grecia, Portogallo e Spagna. Allo stesso tempo la costruzione europea è contraddittoria e non segue un percorso lineare. La socialdemocrazia affronta una crisi intrinseca, anche se ci sono eccezioni, come la vittoria di Renzi nelle elezioni europee. Renzi sarà giudicato nel medio termine. Il suo grande peso sono le aspettative che ha alimentato nel popolo italiano, perché si deve dare soluzioni nazionali ed europee a problemi cruciali in un momento in cui vi è la stabilizzazione della recessione e della stagnazione, senza alcuna prospettiva di crescita sostanziale. Per fornire una risposta strategica ai problemi del paese non basta raggiunge un allentamento del fiscal compact, ma la sua abrogazione e l'adozione di investimenti pubblici europei per la crescita e l'occupazione. L'austerità non è un prerequisito per lo sviluppo, ma al contrario l’austerità nega lo sviluppo. Per questa ragione ci deve essere una forte sinistra alla sinistra della socialdemocrazia per rivendicare una soluzione alternativa per l'Europa. Per questo motivo c’è la necessità di una forte sinistra in Italia che non occupi solo uno spazio di denuncia, ma rivendichi un governo di sinistra per il paese. La politica di Renzi porterà in un fase di stallo perché cercando di scambiare l’allentamento del fiscal compact si trova ad essere assorbito dal campo dell'avversario, accettando l'ordine della agenda dell'avversario politico per le riforme strutturali e dei cambiamenti sociali. A livello politico lo fa con aggressività cambiando la sua struttura e funzione. Cercherà di usare la sua egemonia per cancellare dalla mappa politica i suoi avversari. Un punto preoccupante che dovrebbe essere affrontato. "L'altra Europa" ha fatto un vero e proprio miracolo garantendo la sua rappresentanza, con l'aiuto prezioso degli attivisti , ma anche dei partiti che l’hanno sostenuto. È sbagliato cercare di trovare una ricetta o semplicemente una sola ricetta e provare a portarla da un luogo ad un'altro. Per noi che non siamo della sinistra dogmatica l'esperienza, l'idea e la storia di SYRIZA sottolinea la scelta strategica dell’unità di certe forze con l’asse principale di Synaspismos e l’obiettivo dell’unità della sinistra anche con il Partito Comunista di Grecia. Il dogmatismo e il settarismo del Partito Comunista di Grecia si sono accompagnati ad un continuo attacco di amicizia da parte di Syriza, che lo ha aiutato a svilupparsi. Per passare dal 4% al 27% non ha bastava solo l'unità della sinistra. Abbiamo fatto due scelte: abbiamo proposto di rovesciare il governo neoliberista e abbiamo adottato i nuovi movimenti creati nelle piazze senza nessuna voglia di mettere alcun cappello. Se qualcuno tenta di trovare una ricetta per la ricostruzione della sinistra italiana direi che ha bisogno di una miscela con il 30% di Syriza, 30% di Podemos e 40% della vostra ricca esperienza, perché rappresentate una sinistra molto ricca con la vostra attività sociale, culturale, le vostre reti di attivisti e la ricca esperienza nelle amministrazioni locali. Si deve combattere la tendenza ad auto flagellarsi . "L'Altra Europa" dovrebbe rappresentare uno spazio di dialogo e di riflessione della sinistra, uno spazio di azione collettiva su questioni che sono accettabili da tutti e cercando di garantire una partecipazione democratica della sua base. In Syriza unita siamo arrivati per passi successivi, diverse fasi e diversi modelli di rappresentazione che avevano come obbiettivo l’unità ed evitavano la frammentazione e i conflitti interni. Allo stesso tempo, il GUE è uno strumento aperto per fare politica e aprire vertenze nelle principali questioni e creare nuove alleanze. Nel prossimo periodo abbiamo bisogno di creare alleanze politiche e sociali ampie soprattutto nei paesi colpiti dalla crisi con l'obiettivo di creare uno spazio di forze politiche e sociali, di partiti politici, non solo di sinistra,di sindacati e movimenti per un’azione comune con un programma per confrontarsi con l'austerità neoliberista, per stimolare la crescita, risolvere il problema del debito, eliminandone gran parte, e sostenere la ricostruzione della democrazia e dei diritti politici e sociali. Dovremmo cercare di allargare il fronte politico e sociale e di trasformare la maggioranza sociale in maggioranza politica contro l'austerità. Alexis Tsipras Vittorio Agnoletto, Lorenzo Guadagnucci, 20.7.2014 La profonda lezione politica del movimento dei movimenti
G8 2001. Le ragioni di tredici anni fa, i torti dello stato, l’impegno di oggi In queste giornate per noi così evocative, con tredici anni difficili alle spalle, due pensieri si sovrappongono. Uno riguarda la dimensione politica del movimento nato per contrastare il pensiero unico neoliberista, l’altro le dinamiche repressive e di limitazione della democrazia. Questioni che si intrecciano e che sono oggi il fondamento di una nuova consapevolezza. In questo 2014 con la cosiddetta crisi – giunta al suo settimo anno – che si rivela in realtà un sistema di governo e di dominio destinato a durare, può sembrare perfino superfluo rimarcare la fondatezza e l’attualità delle ragioni di fondo del movimento sceso in piazza nel 2001. Potremmo parlare a lungo del dominio della finanza, delle oligarchie sovranazionali che sottraggono democrazia, del neocolonialismo e del debito come leva di potere del forte contro il debole, della logica di guerra che ispira l’ideologia del libero mercato, cioè dei temi affrontati nei seminari, nei forum e nelle iniziative pubbliche di allora, ma possiamo limitarci a far notare che in questi anni si è avuta una radicalizzazione del pensiero unico e dei suoi strumenti di dominio. E che le chiavi di lettura introdotte dal movimento contro il neoliberismo a cavallo del millennio sono oggi imprescindibili se vogliamo capire quel che davvero accade nell’economia globale e nel suo sistema di governo. Altro che “crisi”, altro che “crescita da rilanciare”: siamo più che mai di fronte alla necessità di uscire dalle gabbie mentali, sociali e politiche di un sistema destinato a sopravvivere a se stesso accrescendo il livello di autoritarismo. Genova 2001 portò novità dirompenti anche nel modo di fare politica, d’essere attivi nella società. Imparammo in quei giorni a ragionare in termini globali, a lavorare con spirito di cooperazione, a prendere decisioni cercando di allargare il consenso, a favorire la partecipazione dal basso. Questa lezione di metodo è il tesoro più prezioso di cui ancora disponiamo, ed è da questo tesoro che dovremmo attingere nel guardare al domani, in una fase storica pervasa da un senso di sconfitta che rischia d’essere paralizzante. Le migliori esperienze di movimento emerse in questi anni – pensiamo a Occupy Wall Street, agli Indignados spagnoli e anche del Movimento italiano per l’acqua pubblica — sono tutte caratterizzate da un alto livello di competenza, dalla centralità di nuove figure sociali ignorate dalla politica ufficiale (il precariato giovanile, i migranti), da un’originale attitudine al pluralismo, da una forte capacità di attrarre partecipazione popolare, da una tendenza a svilupparsi per vie orizzontali senza derive gerarchiche o leaderistiche. occupy wall street manifesto Se una nuova convincente idea di sinistra non si è ancora affermata nella società e negli ambiti istituzionali, è anche perché in questi anni, nei vari tentativi messi in campo, si è caduti nelle antiche logiche del personalismo, delle forme verticali di organizzazione, soffocando di fatto la creatività diffusa e la voglia stessa di partecipare. E non si è investito abbastanza, a nostro avviso, nella concreta elaborazione di un credibile progetto politico di “conversione” dell’economia, in grado di dare risposte alle urgenze del momento – in testa la disoccupazione di massa — e d’essere “capace di futuro”. Dicevamo che un altro pensiero preme in questi giorni in cui cade la ricorrenza del G8 genovese. Riguarda l’esercizio dei diritti civili, la qualità della democrazia italiana. E’ un punto sul quale non possiamo farci illusioni, ma che dev’essere dal centro della nostra attenzione. La prepotenza istituzionale, al limite dell’eversione, che caratterizzò le giornate del luglio 2001 è ormai consegnata alla storia, sotto forma di sentenze della magistratura. Sotto questo profilo abbiamo ottenuto risultati di portata storica, con le condanne per la Diaz e per Bolzaneto e la sospensione dai pubblici uffici di altissimi dirigenti della polizia di stato. Risultati che certo non mitigano la sofferenza al pensiero che dieci persone sono state imprigionate con condanne pesantissime e sproporzionate, persone che stanno pagando sulla loro pelle – in maniera profondamente ingiusta e inumana – quella specie di compensazione che è stata concessa all’istituzione-stato, insieme con i mancati processi per l’omicidio di Carlo Giuliani e per il vilipendio del suo cadavere, a fronte della miserabile prova offerta in piazza, nelle scuole, nelle caserme e nei tribunali di Genova da numerosi funzionari e dirigenti delle forze dell’ordine. 20inchiesta g8 genova Molti, troppi abusi e violenze fino all’omicidio hanno macchiato negli ultimi anni le varie forze di polizia per poter dire che la “lezione di Genova” è stata accolta ed elaborata dentro gli apparati di sicurezza. Forse è avvenuto il contrario. Si è cioè affermata, in risposta alle condanne di Genova e al fallimento del tentativo di ostacolare il corso della giustizia, un’evasione dai canoni della democrazia che rischia d’essere inarrestabile. La chiusura corporativa è addirittura ermetica. Niente sappiamo di quel che avviene nella caserme, dei criteri di formazione degli agenti, di come sono state recepite le clamorose sentenze genovesi. La stessa nuova fase politica, tutta all’insegna della rottamazione e del “nuovo che avanza” non ha toccato i gruppi di potere ai vertici degli apparati. Lì non si annunciano rivoluzioni e si pensa semmai – dobbiamo supporre –a stringere l’ennesimo patto di potere in chiave neoautoritaria. tortura_g8_Bolzaneto E’ dunque tutto perduto? Noi crediamo di no e pensiamo che valga ancora la pena coltivare l’idea che l’etica democratica dev’essere la bussola per tutte le istituzioni statali, anche per gli apparati di polizia. E’ una sfida che può essere affrontata a patto che ciascuno faccia la sua parte: in parlamento, nella società, fra gli stessi agenti coscienti della deriva antidemocratica che sono costretti a subire. Le nostre proposte sono note: dai codici di riconoscimento sulle divise, alla revisione dei criteri di formazione degli agenti, all’abolizione della riserva dei posti in polizia per chi abbia prestato servizio nelle forze armate. Fino a una vera legge sulla tortur a. Quindi una legge diversa da quella approvata in prima lettura al senato, un testo inadeguato perché non qualifica la tortura come reato specifico del pubblico ufficiale né prevede il principio della non prescrivibilità. Ecco un concreto fronte d’impegno per le prossime settimane e mesi: una campagna per cambiare un testo di legge che pare pensato in un paese diverso dall’Italia, come se a Genova nel 2001 o dentro caserme e carceri anche negli anni seguenti, non fosse avvenuto niente. Come se i giudici non avessero scritto la parola tortura – senza poter applicare una pena congrua – nella sentenza di condanna per i fatti di Bolzaneto. E’ il minimo che possiamo fare per chi ha vissuto sulla propria pelle ciò che una volta abbiamo chiamato l’eclisse della democrazia. — Vittorio Agnoletto, Lorenzo Guadagnucci, 20.7.2014 Con una politica di sinistra e ambientalista, la maggioranza di Tursi si ricompatta.
Lo smottamento a destra uccide la possibilità del cambiamento. Se una persona si risvegliasse da otto anni di coma e ascoltasse la discussione sul ciclo dei rifiuti del Comune di Genova penserebbe di essere ancora in terapia intensiva. Nel 2006 il consiglio comunale di Genova approvo’ un piano di rifiuti che prevedeva un mega inceneritore di rifiuti tal quale. Oggi nessuno ha avuto il coraggio di proporre una modifica alla delibera della Giunta con l’inserimento della chiusura con inceneritori e/o gassificatori. L’amministratore delegato di Amiu ha dichiarato in commissione consiliare che non e’ più prevista alcuna area a Scarpino per trattamento a caldo. Certo, si potrebbe fare di più: partire da subito con la tariffazione puntuale e con la raccolta porta a porta in tutta la città. Ma lo spazio per migliorare c’e’ tutto. Godiamoci pero’ questo momento in cui e’ stata posta una pietra tombale su una delle Grandi Opere che da molti anni contrastiamo con proposte alternative. Abbiamo iniziato con questa, spero che si possa continuare con le altre. Lunedi 21 luglio 2014 ore 1730 Casa della Sinistra Thomas Sankara Via San Luca 15/7 Il Gruppo Consiliare Comunale Federazione della Sinistra, in collaborazione con il Forum Sinistra Europea organizza un incontro per approfondire le tematiche relative al Forum Sociale Mondiale che si terrà a Tunisi dal 24 al 28 marzo 2015. Dopo i primi forum di Porto Alegre (Brasile), che diedero impulso alle contestazioni globali nei confronti degli incontri degli autoproclamati “padroni del mondo” (WTO, FMI, G8, e ricordiamo in particolare Genova luglio 2001) e ai movimenti altermondialisti in America Latina, l'attenzione del Forum Mondiale si è spostata in Africa e in Asia, accompagnando, tra l’altro, le lotte delle "Primavere Arabe" che tante speranze avevano suscitato tra tutti coloro che lottano per l’”altro mondo possibile”. Al Forum dello scorso anno, tenutosi sempre a Tunisi, partecipammo promuovendo incontri sulle città del Mediterraneo e sulle lotte alle Grandi Opere Inutili. Siamo convinti che Genova non possa ridurre il proprio rapporto con il Mediterraneo in una visione fondata su un arido mercantilismo, ma deve far emergere e connettere con concrete iniziative nel "Mare Bianco" (come lo chiamano gli arabi) l'impegno che già oggi è presente nelle lotte all'esclusione sociale e al neoliberismo, per un'economia solidale e equa. Di tutti questi argomenti parleremo con Giorgio Riolo del Forum Mondiale delle Alternative. Al termine dell’incontro, prevediamo di poter cenare insieme, per condividere esperienze e amicizia.. Le fibrillazioni che stanno investendo il Comune di Genova sono imputabili all'abbandono delle proposte che avevano permesso a Marco Doria di vincere le primarie del centro sinistra prima, le elezioni comunali successivamente. Partecipazione, rilancio economico e del lavoro coniugati con la tutela del territorio, lotta alle privatizzazioni sviluppando i servizi pubblici essenziali, rilancio di beni e spazi pubblici, impegno culturale e politico contro l'austerità e contro il nuovo capitalismo finanziario. Molti di questi obiettivi non sono stati perseguiti, prima di tutto lo sviluppo di strumenti partecipativi. L'Amministrazione Comunale sembra chiudersi in una torre d'avorio per poter gestire le politiche di tagli decise dal governo (anche quello Renzi), aree importanti della nostra città sembrano consegnarsi a speculazione edilizia e commerciale. Sarebbe utile che, Federazione della Sinistra, Lista Doria e SEL, insieme alle parti sane dei movimenti, della società civile e dei lavoratori costruissero entro la fine di questo mese un momento di riflessione, coordinamento che non si rassegni a politiche centriste, autoritarie e anti popolari. Io sono disponibile. |
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