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La cybersecurity è l’altra faccia della privacy

3/2/2022

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La cybersecurity è l’altra faccia della privacy

Il Garante per la protezione dei dati personali e l’Agenzia per la Cybersicurezza nazionale hanno siglato un protocollo per garantire il necessario equilibrio tra libertà e sicurezza nel cybermondo

Arturo Di Corinto Il Manifesto 03.02.2022

Il Garante della protezione dei dati personali e l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale (Acn) hanno firmato un Protocollo d’intesa che avvia la cooperazione tra le due istituzioni. L’obbiettivo è di promuovere iniziative congiunte nel campo della cybersicurezza nazionale e della protezione dei dati personali.
La notizia è benvenuta. Noi a il manifesto abbiamo sempre sostenuto che la cybersecurity è l’altra faccia della privacy.
Il motivo è semplice da capire: in un mondo “datificato” dove i nostri comportamenti sono tradotti in informazioni digitali, se questi dati non sono protetti nella loro integrità, disponibilità e confidenzialità, anche i nostri comportamenti non lo sono. E possono esporci a un potere incontrollabile, al ricatto sociale, alla persuasione commerciale e alla sorveglianza statuale.
Pensate alle complicazioni cui può andare incontro un malato cronico che cerca un impiego, una persona indebitata che chiede un mutuo o chi ha scelto di cambiare sesso. I loro dati, se non sono trattati con la dovuta cura possono motivare il rifiuto di un prestito, di un lavoro, provocare imbarazzo o peggio.
“Il Protocollo assicurerà agevoli interlocuzioni tra il Garante e l’ACN attraverso lo scambio di informazioni e la promozione di buone pratiche di sicurezza cibernetica, frutto anche delle reciproche collaborazioni con il mondo accademico e della ricerca”.
Ma implica un obiettivo più ampio di tutela dei cittadini: l’Agenzia potrà consultare il Garante nell’avvio delle proprie attività sui temi attinenti al trattamento dei dati personali in modo da assicurare il corretto adempimento degli obblighi in materia di privacy.
Come già accaduto tra il Dipartimento Informazioni per la sicurezza all’epoca del prefetto Alessandro Pansa, il Garante, da parte sua, provvederà ad informare l’Agenzia delle notizie di data breach rilevanti ai fini della cybersicurezza del Paese. I dati personali rubati possono infatti essere quelli di decisori pubblici, magistrati, operatori di polizia, di persone che svolgono lavori delicati per la collettività.
Il Protocollo avrà durata biennale con la possibilità di aggiornamenti. Per il Presidente del Garante Pasquale Stanzione. “L’applicazione del protocollo dimostrerà come questa collaborazione rappresenti una preziosa opportunità per la governance del digitale, nel segno del necessario equilibrio tra libertà e sicurezza”.
Intanto il Garante Privacy quest’anno è già partito all’attacco con una serie di attività di accertamento, in collaborazione con il Nucleo speciale tutela privacy e frodi tecnologiche della Guardia di finanza, e verificherà la correttezza del trattamento di dati personali effettuati dai siti di incontri, dai produttori e distributori di smart toys e di chi li monetizza anche mediante algoritmi e sistemi di intelligenza artificiale.
Lo stesso vale per i dati trattati da fornitori di database, la gestione dei cookies da parte di piattaforme e siti web, l’uso dei sistemi di videosorveglianza, di app e applicativi spia. Con un’attenzione particolare alla verifica del corretto trattamento dei dati da parte di app diverse da “Verifica C19”.
Come ha detto il Direttore generale dell’Agenzia Roberto Baldoni “La cybersicurezza del nostro mondo digitale è un’attività partecipata che non può che essere svolta in stretta cooperazione con le istituzioni, i cittadini e le imprese. È importante che ognuno, per il raggiungimento dei livelli adeguati di resilienza del Paese richiesti dal ritmo incalzante della trasformazione digitale che aumenta continuamente la superficie d’attacco, faccia la sua parte”.

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dove mettere i dati personali degli italiani

2/2/2022

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Cloud PA, terrore ad alta quota


Si sta per affidare corpi e anime a chi non fa mistero di usare i profili individuali per finalità commerciali
Vincenzo Vita il manifesto 2.2.2022

Parte la gara promossa dal governo per la realizzazione del cosiddetto Polo strategico nazionale, come previsto dal noto Piano (Pnrr).
Si tratta dell’infrastruttura che conterrà in modalità cloud i dati sensibili delle pubbliche amministrazioni centrali e locali, nonché delle aziende sanitarie.
Un primo interrogativo riguarda proprio la natura dei dati implicati: anagrafe? Fascicolo sanitario? Passaporti? Giustizia?
Giusto per capire, visto che ci addentriamo nella sfera di maggior delicatezza della vita delle persone.
La linea di confine con gli stati autoritari passa proprio sul crinale della sorveglianza e del controllo.
Attenzione, perché l’età luccicante delle tecniche digitali contiene insidie e inganni, al di là di ogni ragionevole dubbio.
Insomma, caro ministro Colao, dica qualcosa, vista l’aria che tira nell’età della sorveglianza, segno distintivo dell’attuale stagione del capitalismo delle piattaforme. Il tema è di prima grandezza e sarebbe importante dedicare una seduta del parlamento italiano ad una materia che è politica all n potenza. 
La novità è la recente pubblicazione del bando, che fa seguito ad una pre-selezione (vinta dalla cordata composta da Tim, Cassa depositi e prestiti, Leonardo e Sogei, la società di informatica del ministero dell’economia) tesa a fissare la base d’asta.
Le proposte concorrenti erano Fastweb-Engineering e Almaviva-Aruba. Ora si vedrà chi arriva primo al traguardo.
Una bizzarria, però, è la scelta indicata di chiedere agli aggiudicatari di mettere 723 milioni di euro (e fin qui) per costruire il Polo – vendendo i servizi alle strutture interessate- per tredici anni. Simile ciclo fa impallidire gli storici, visto che nelle tecniche odierne e soprattutto imminenti in cinque anni si consumano ben tre raddoppi evolutivi. Dunque, un tempo pressoché infinito.  
La migrazione dovrà concludersi nel 2025, secondo le indicazioni del Pnrr di vedere il 75% della PA nel cloud. Vedremo che accadrà realmente, ivi compreso il problema della coesistenza con le strutture omologhe esistenti: Inps, Istat, Inail.

Il problema cruciale, però, va al di là. Un aspetto saliente del progetto di Tim, ad esempio, si fonda sulla collaborazione con Google.
Ed è credibile immaginare che pure le altre ipotesi in campo si affidino agli Over The Top (da Amazon, a Microsoft, a Oracle), consegnando così la presunta sovranità digitale agli oligarchi della rete, che rispondono alla normativa assai blanda degli Stati uniti.
Il Cloud Act dell’anno passato non ha la forza del Regolamento sui dati personali varato dall’unione europea già nel 2016.
Anzi, ne è la negazione.
Per capirci, si sta per affidare corpi e anime a chi non fa mistero di usare i profili individuali per finalità commerciali.
O molto peggio, se si rammenta il caso di Cambridge Analytica. 
Si è costretti a delegare il controllo all’amico americano.
E, se ci si ripensasse, bisognerebbe ricominciare daccapo.
E neppure è agevole passare da un cloud all’altro.

Per non dimenticare, fu Edward Snowden nel 2013 a rivelare che le agenzie di intelligence statunitensi hanno facile accesso ai dati personali.
Secondo una legge denominata FISA 702 del 2008 tale possibilità è stata molto ampliata. Ecco il contesto. 
Si regala, quindi, sul solito piatto d’argento un tesoro prezioso, essenziale per nominare parole come libertà e indipendenza. 
Naturalmente, al di là dei discorsi rituali, ad essere penalizzate sono pure le aziende italiane, cui non resterà pressoché nulla e che dovranno persino finanziare società statunitensi potenti e invasive per le licenze d’uso.
Parlare ora dell’arma del Golden Power o di ricorso allo strumento della crittografia sembra una fragile difesa.
Su tutto questo ha preso una chiara posizione l’associazione dei provider indipendenti, che rappresenta esperienze critiche e diverse dal pensiero prevalente.
Prima che si espleti la procedura pubblica è indispensabile un ripensamento.
Dopo anni di invasione dell’immaginario ad opera della televisione commerciale, ora potrebbe avvicinarsi la sconfitta finale delle soggettività coscienti e consapevoli. Lassù Dio sembra morto.

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Honduras: in salita la presidenza democratica Castro

27/1/2022

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Ultimo golpe nel paese dell’assurdo

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Parte in salita l’avventura della presidente Xiomara Castro: 18 suoi deputati passano con il «narcogoverno» di Hernández.

Intervista a Miriam Miranda, leader del popolo garífuna: «L’Honduras è il perfetto laboratorio politico per quella strategia internazionale neofascista mirata a scongiurare che i popoli assumano le redini del proprio destino»

Per Xiomara Castro, che oggi inizierà la sua avventura alla guida dell’Honduras, la cospirazione messa in atto dalla destra e da un gruppo di deputati del suo stesso partito potrebbe essere solo un antipasto di ciò che verrà. È stato proprio alla vigilia dell’insediamento della presidente più votata della storia del paese che 18 deputati di Libre (Libertad y Refundación) si sono alleati con il narcogoverno del presidente uscente Juan Orlando Hernández per eleggere alla guida del Congresso una giunta direttiva diversa da quella prevista dall’accordo tra Castro e il suo vice Salvador Nasralla.
La conseguenza è che il paese ha ora due congressi: uno guidato da Luis Redondo del Partido Salvador de Honduras di Nasralla, che ha incassato 48 voti, e l’altro presieduto dal fuoriuscito di Libre Jorge Cálix, che ne ha raccolti 82.
Senza contare che, dopo l’espulsione dei 18 traditori, il gruppo parlamentare di Libre è ora composto solo da 32 deputati su 128.
Della crisi in atto e delle prospettive future abbiamo parlato con Miriam Miranda, nota leader del popolo garífuna, gruppo etnico di origine mista indigena e africana duramente perseguitato sotto il governo di Joh, e coordinatrice di Ofraneh (Organización Fraternal Negra Hondureña).
Come interpreta l’attuale crisi parlamentare?
Il narcogoverno che ha spinto il paese nella peggiore crisi della sua storia cerca ancora una volta di mettere in scacco la precaria democrazia esistente in Honduras, presentandosi come «garante della democrazia e della governabilità». Viviamo nel paese dell’assurdo. La corruzione e il tradimento dei 18 deputati di Libre è parte di una catena di colpi di stato iniziata nel 2009 con il rovesciamento di Zelaya e proseguita con il «golpe tecnico» contro la Corte suprema di giustizia nel 2012, quando sono stati destituiti quattro dei suoi cinque giudici, e con il golpe elettorale del 2017, quando è stata scippata la vittoria a Salvador Nasralla. Dodici anni di narcodittatura non si cancellano dalla sera alla mattina. Tanto più che, a partire dal golpe del 2009, l’Honduras è diventato un perfetto laboratorio politico per quella strategia internazionale neofascista mirata a scongiurare che i popoli assumano le redini del loro destino e a distruggere lo stato di diritto.
Rientra in questa strategia la creazione delle cosiddette città modello?
Uno «Stato fallito» come il nostro offre le condizioni ideali per gli investitori stranieri, che hanno trovato la porta spalancata grazie a una serie di leggi con cui il governo ha ceduto sovranità, territori, vita stessa del popolo honduregno. Il piano della narcodittatura per il controllo dello spazio territoriale è passato per la creazione, in aree potenzialmente ricche di biodiversità, di città modello o zone speciali di sviluppo (Zede), sottoposte a un regime diverso da quello statale. È un’ulteriore e più estrema legittimazione del modello di appropriazione delle risorse del territorio da parte del capitale multinazionale, con il pretesto di promuovere un presunto sviluppo e di creare posti di lavoro. È la creazione di uno Stato dentro lo Stato.
Il popolo, però, ha detto no a tutto questo. Xiomara Castro può rappresentare la speranza di un nuovo inizio?
In questi 12 anni sono state distrutte le istituzioni democratiche e violati i diritti umani più elementari, a partire da quelli dei popoli indigeni, del popolo garífuna, della comunità Lgbti, in una guerra non dichiarata che ha prodotto, tra l’altro, enormi carovane di migranti in fuga verso il nord, funzionali a un piano di spopolamento dei territori. È per tutto questo che il 28 novembre il popolo (soprattutto giovani e donne) ha voluto cambiare il corso della storia, ponendo alla guida del paese la prima donna presidente dell’Honduras e anche quella in assoluto più votata. Sappiamo però che la mafia che controlla questo paese non cederà facilmente i suoi privilegi, ostacolando in tutti i modi il compito di riscattare la democrazia e recuperare pace e tranquillità. E siamo consapevoli di quanto siano fragili le istituzioni, di quanto siano radicate la corruzione e l’impunità e diffusa la compravendita di volontà e coscienze.
Qual è la situazione del popolo garífuna?
Siamo stati tra i più colpiti durante la pandemia, per la difficoltà ad accedere al servizio sanitario e il collasso del sistema di salute. Ma siamo anche tra le principali vittime dell’attuale modello di appropriazione delle risorse del territorio, soffrendo la persecuzione e la criminalizzazione da parte di un sistema di applicazione della giustizia razzista, classista e discriminatorio. Solo negli ultimi cinque anni sono stati assassinati più di 50 nostri leader. In questi 12 anni abbiamo dovuto fronteggiare il piano genocida del narcogoverno per farci scomparire come popolo, ma abbiamo resistito e lottato, a partire dal basso, dalle nostre comunità, perché crediamo nel nostro diritto a un futuro migliore e vogliamo creare condizioni di vita diverse per le generazioni che verranno.
Cosa vi aspettate dal prossimo governo?
Chiediamo la cancellazione delle leggi e dei decreti imposti dal Congresso dopo il golpe del 2009, una moratoria sull’estrazione di idrocarburi e sullo sfruttamento delle risorse dei boschi e dei fiumi, l’abbandono di un modello di sviluppo basato sull’espansione delle piantagioni di palma da olio e su progetti di turismo di enclave. Vogliamo che sia garantito il pieno rispetto dei diritti ancestrali del popolo garífuna e dei popoli indigeni, fermando la persecuzione e la criminalizzazione dei difensori della terra. Ed esigiamo il compimento immediato delle sentenze con cui nel 2015 la Corte interamericana per i diritti umani ha condannato lo Stato per la violazione del diritto di proprietà collettiva delle comunità garífuna di Punta Piedra e Triunfo de la Cruz. Sono passati sei anni e non è stato fatto ancora nulla.

Claudia Fanti Il Manifesto 27.01.2022

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Fridays for Future su Nuova Diga Foranea Genova

20/9/2021

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DIGA FORANEA: UN FAVORE A POCHE GRANDI MULTINAZIONALI A FRONTE DI UN COSTO ENORME PER I CITTADINI DI OGGI E DI DOMANI

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A gennaio 2021 è stato presentato dalle istituzioni il progetto della nuova diga foranea di Genova, considerandolo come fondamentale per Genova, l’Italia e l’Europa e ed è stato avviato il conseguente dibattito pubblico obbligatorio per legge.

Come attivisti di Fridays For Future vogliamo porre all'attenzione dei media che il “dibattito pubblico”, così come è stato organizzato, non ha permesso un confronto limpido tra i promotori dell'opera e i cittadini, ma fin dall’inizio è stato orientato a valutare quasi solamente aspetti tecnici, tra cui la scelta di far accedere le grandi navi da 400 metri da levante oppure da ponente, tralasciando l’impatto della grande opera sulla città. Inoltre la riduzione della durata del dibattito (solo 20 giorni rispetto ai 120 giorni, quattro mesi, canonici) sta rendendo più difficile ai cittadini informarsi e approfondire l’argomento. 


Gli attivisti, dopo uno studio dei documenti e delle possibili varianti, hanno stilato una serie di aspetti fondamentali a cui a loro avviso il progetto dice NO:


• Dice NO alla sostenibilità ambientale, con giganteschi rilasci di CO2 e di altri gas climalteranti scontrandosi con gli obiettivi condivisi di riduzione del 55% delle emissioni entro il 2030 e del 100% entro il 2050 per il porto.
• Dice NO all’eguaglianza, accrescendo potere e guadagni nelle mani di poche grandi compagnie di navigazione, armatori e concessionari delle banchine, mentre tutti gli impatti negativi ricadranno sui cittadini genovesi e non.
• Dice NO ad una occupazione stabile per i cittadini di Genova. A fronte di costi pubblici certi di 1-1,3 miliardi corrispondono forti incertezze di aumento dell’occupazione, nonché l’impatto negativo sulla produzione italiana per via dell’aumento di prodotti importati a basso prezzo dal continente asiatico.
• Dice NO ad una economia sostenibile, riproponendo un modello globale di crescita a risorse infinite, piuttosto che un cambiamento di stili di vita che comporterà una riduzione dei traffici di merci internazionali, specie sulle lunghe percorrenze.
• Dice NO alla tutela della salute e della qualità della vita dei cittadini e in particolare degli abitanti dei quartieri più vicini al porto. Genova da anni supera il limite della media annuale di biossido di azoto e il settore che ne emette maggiori quantità (62%) in atmosfera è quello delle attività marittime.
• Dice NO alla tutela della biodiversità e delle specie acquatiche per i forti disturbi nel Santuario pelagico internazionale, sia sonori che chimici.


Dopo una rivalutazione dell’Analisi Costi Benefici abbiamo scoperto che NON CI SONO BENEFICI ma perdite!
Una volta incluse anche le emissioni di CO2, dell’ordine di grandezza di 10 Milioni di tonnellate, conteggiando un valore di 100€/tCO2, si è ottenuto un costo aggiuntivo di, come minimo, 1 Miliardo di Euro, ai quali si aggiungeranno i costi di altre esternalità (inquinamento dell’aria, dell’acqua, rumore, incidenti in fase di realizzazione ecc). Rivedendo le previsioni sui traffici nel caso si mantenga la diga attuale, si ridimensionano molto i Benefici economici prospettati dall’opera.
Nel computo finale il Valore Economico Netto quindi è risultato negativo e il Rapporto Benefici su Costi è diventato minore di 1. In pratica, a fronte di una spesa gigantesca, di uno stravolgimento della città, del paesaggio, dell’ambiente marino e della qualità dell’aria, è un’opera in perdita!


Fridays For Future conclude bocciando il Progetto della nuova diga foranea di Genova. L’opera ha degli impatti fortemente negativi sull’ambiente e sulla qualità della vita dei cittadini.
Gli stessi importi di finanziamento dovrebbero più utilmente essere impiegati per promuovere attività, imprese, nuova occupazione e servizi per un futuro sostenibile per i cittadini attuali e futuri di Genova, della Liguria e dell’Italia.
Documento completo di Fridays For Future https://dpdigaforanea.it/wp-content/uploads/fridaysforfuturegenova.pdf


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Modelli Alternativi al Summit G20 infrastrutture

12/9/2021

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Per un'Alternativa allo sfruttamento di persone, territori, economie

Sabato 25 settembre 2021 ore 9 - 13, Circolo Cap, V.Albertazzi1r, Genova
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-> Come si trasforma il traffico mondiale? Tito Griffini  tecnico trasporti internazionali

-> Megacorridoi infrastrutturali, gigantismo navale e capitalismo 2.0, che impatto su lavoro e territori  Filippo Taglieri  ReCommon

-> Economia non predatoria, unica speranza per il futuro Deborah Lucchetti Presidente Fair

-> Modello Genova e il ritorno all'Urbanistica degli anni '50 Giancarlo Bonifai già Assessore ai lavori Pubblici Comune di Genova Stefano Lenzi responsabile ufifcio relazioni istituzionali WWF Italia 

-> Le riflessioni maturate durante il convegno "Le infrastrutture che vogliamo per le generazioni future" Federico Valerio Rinascimento Genova

-> L'impatto della nuova diga portuale di Genova, Nadia Repetto biologa

-> Le infrastruttre che vogliamo Lorenzo Ciconte Fridays for Future

-> Proposte a basso impatto per la mobilità in Liguria Mauro Solari esperto in Valutazione di Impatto Ambientale

-> Il Terzo Valico, ossessione delle classi dirigenti Ennio Cirnigliaro Valpolcevera Social Forum

-> Porti chiusi alle armi, aperti ai migranti Josè Nivoi Collettivo Autonomo Portuali Genova

Introduce e coordina Gianni Alioti


L'incontro verrà trasmesso in diretta da radiogramma.buridda.org e in streaming al link https://live.autistici.org/#altroG20infrastrutture piattaforme rispettose della privacy che non utilizzano algoritmi per vendere alle campagne pubblicitarie economica e politica le nostre abitudini, le immagini e i video che condividiamo

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Come si sono evoluti i valori e gli obiettivi di Genova G8?

29/6/2021

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Il movimento altermondialista e i Forum Sociali Mondiali alla prova delle crisi globali contemporanee.

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Genova – venerdì 16 luglio 2021 – ore 17






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Il boicottaggio al Ventennale di G8-Genova2001

11/5/2021

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Lettera a Prefetto di Genova

Sabato 8 maggio la Rete che si riconosce nel progetto "Genova 20 anni dopo: un altro mondo e' necessario" ha inviato una mail al Prefetto Carmen Perrotta per  sottoporre alla sua attenzione il programma dettagliato delle iniziative previste per il ventennale del G8, confidando nel suo parere favorevole sull’assenza di qualsivoglia pericolo per la sicurezza pubblica.

Abbiamo ritenuto indispensabile l’interlocuzione a seguito dell’ Ansa del 4 maggio, nel quale il sindaco ha dichiarato: "Non c'e' alcun problema per organizzare qualunque tipo di attivita' il 21 luglio, non solo a palazzo Ducale ma in tutta Genova, ma tutte le attivita' prima del 21 dovranno invece essere esaminate dal comitato per la sicurezza, per evidenti motivi che credo tutti i genovesi capiscano" e ha sottolineato che: "Il nostro obbiettivo e' evitare qualsiasi ferita a Genova come è successo 20 anni fa e ovviamente siamo aperti a tutti i tipi di manifestazione, non e' il mio ruolo quello di dire tu parli e tu non parli, ma il mio ruolo e' quello di evitare che Genova possa essere ferita".
Rispetto alla puntualizzazione contenuta nella stessa agenzia: “ basta leggere i regolamenti del Comune di Genova, noi possiamo dare il patrocinio solo ad associazioni che non siano impegnate come partito politico e non si presentino alle elezioni”, specifichiamo che la rete che, in collaborazione con Palazzo Ducale, ha predisposto una serie di conferenze, tavole rotonde, mostre e spettacoli teatrali  da tenere dal 18 al 21 Luglio, è costituita da organizzazioni, associazioni e movimenti DELLA SOCIETà CIVILE che rispondono ai requisiti, quindi siamo sollevati di apprendere che il primo cittadino sia “favorevole a concedere il patrocinio ad Amnesty come a tutti coloro che soddisfino queste condizioni".
Il ventennale del G8 è un momento di memoria collettiva e anche una straordinaria opportunità per attualizzare analisi e proposte per una società giusta e capace di futuro attraverso un confronto aperto e inclusivo, che deve nutrire la partecipazione attiva della cittadinanza alla vita politica del paese, oltre alla fiducia verso istituzioni autenticamente democratiche.
La rete per "Genova 20 anni dopo: un altro mondo è necessario" auspica pertanto una rinnovata disponibilità da parte di tutte istituzioni cittadine affinché quelle giornate possano svolgersi all’insegna della massima collaborazione e rinnova l’invito ad Amnesty International a riconsiderare la sua partecipazione al percorso da lei stessa avviato diversi mesi fa contribuendo alla migliore riuscita di tutte le iniziative.

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Vaccini: Sui Brevetti scelte chiare e immediate

11/5/2021

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“Chiediamo alla Commissione Europea e al Governo italiano, di pronunciarsi
subito, in modo chiaro e definitivo, sulla moratoria temporanea dei brevetti, proposta da India e Sudafrica già  da ottobre scorso, sottoscritta da un ampio e articolato movimento in Europa e nel mondo e sulla quale ha fatto un’importante apertura il presidente americano Joe Biden: occorre urgentemente uscire dal rimpallo di affermazioni, negazioni, contrapposizioni di questi giorni. Chiediamo un “sì” netto e deciso perché in gioco ci sono troppe vite umane”
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WTO Vaccini stop Brevetti

6/5/2021

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Usa in corsa, l'Eurpa ancora in panchina?

Italia svegliati! Cosa si sta ancora aspettando?
C'è un quadro nuovo, pieno di speranza e prospettive concrete nelle possibilità di avere vaccini sufficienti per tutti con la sospensione dei brevetti, voluta adesso anche dal “gigante” americano: il blocco monolitico dei paesi ricchi si è fortemente incrinato, per questo ci allarma e stupisce ancor di più il silenzio, ad oggi, di Draghi.
Ci auguriamo che le affermazioni di Ursula Van der Leyen di stamattina abbiano un seguito immediato e concreto.


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Un'Altra Rete è Possibile

6/5/2021

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A 20 anni dal G8 di Genova, l'informatica libera invade le “zone rosse” dei poteri tecnocratici.

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Un'Altra Rete è Possibile: a 20 anni dal G8 di Genova, l'informatica libera invade le “zone rosse” dei poteri tecnocratici


La contestazione al G8 del luglio 2001 ha rivendicato la necessità di uno stile di vita sobrio e solidale, rispettoso dell’uomo e dell’ambiente.
Da allora il commercio equo, la finanza critica e i movimenti di lotta ecologica alla crisi climatica hanno materializzato queste proposte sociali.

Ma quali sono le proposte per superare il modello economico, culturale e politico dei social network commerciali?
Dopo venti anni vogliamo adeguare la nostra agenda politica alle nuove sfide sociali rappresentate dalla concentrazione di potere economico, simbolico, mediatico, politico e tecnologico nelle mani di un ristretto numero di aziende che presentano come “reti sociali” dei recinti privati dove persino il discorso d’odio viene monetizzato.

Dal social forum ai social network, dal capitalismo globalizzato al capitalismo della sorveglianza, dalle aziende multinazionali alle piattaforme sovranazionali: in questa trasformazione dei rapporti di dominio che mettono il profitto prima delle persone, sentiamo il bisogno di tracciare percorsi di resistenza culturale e tecnologica.

L’uso di software libero e la coscientizzazione sui danni delle piattaforme commerciali di comunicazione sono gli strumenti che proponiamo a chi vuole opporsi al nuovo potere virtuale, digitale e immateriale che sta creando forme di manipolazione, dipendenza e dominio inusitate. Applicazioni di uso quotidiano nelle scuole, nelle aziende e nella nostra vita privata trasformano le nostre attività in dati da rivendere a soggetti che li usano per manipolare le coscienze a fini economici e politici.

Un’altra rete è possibile: è la rete dove già oggi si utilizzano piattaforme di comunicazione libere e trasparenti alternative a Facebook, Instagram e Twitter, strumenti di videoconferenza alternativi a Zoom, Meet e Teams che non raccolgono dati di studenti, cittadini e attivisti, tecnologie orientate alle persone e non al profitto di pochi giganti aziendali che hanno prosperato anche grazie al lockdown.

Per cercare spazi di resistenza e ai servizi commerciali, vogliamo interrogarci sulle modalità più efficaci di “resistenza civile nel ciberspazio”, con l’obiettivo di liberarci dal controllo sulle nostre vite e dallo sfruttamento delle nostre attività realizzato dal GAFAM (l’oligopolio di Google, Apple, Facebook, Amazon e Microsoft) e sostenere con le nostre attività digitali le comunità no-profit che realizzano strumenti di software libero come nuovi “beni comuni”,

Ci piacerebbe dare alle attività realizzate in occasione del ventennale del G8 una “tensione etica” in ambito informatico, riflettendo sull’impatto sociale ed economico legato all’uso di software libero e trasparente, open data, formati aperti e piattaforme di comunicazione autogestite, decentralizzate e federate.

Al di là delle scelte individuali, vorremmo sostenere campagne sociali di coscientizzazione, per diffondere consapevolezza sul ruolo documentato e comprovato di social e applicazioni proprietarie nel fomentare nazionalismi, suprematismo, repressione del dissenso, genocidio di minoranze (come i Rohingya) e tutte le possibili alternative etiche e libere, a partire dagli strumenti che useremo per incontrarci, discutere e condividere esperienze a distanza durante le iniziative collegate al ventennale della protesta genovese, fino alla diffusione online dei contenuti sviluppati.

Questa importante ricorrenza ha lo sguardo rivolto al futuro e vorremmo riscoprire un agire politico collettivo anche nella sfera dell’informatica, e costruire una sorta di “Gruppo di Uso del Digitale Solidale” per una comunicazione basata su tecnologie libere, aperte e sostenibili.

Per questo motivo organizziamo una chat telegram (20G8DigitaleConsapevole https://t.me/ventennaleG8consapevole) e progettare alcune video conferenze e incontri in presenza preparatorie alle attività digitali del ventennale



Carlo Gubitosa, Peacelink

Lorenzo Guadagnucci, giornalista

Antonio Bruno, attivista



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