Invece… Sta emergendo una nuova era, che non è più governata dalla civiltà. Violenti, aggressivi, polarizzati dominano la scena.
In questo mondo la verità e il contenuto pacifico sono spiazzati, perché un algoritmo amplifica i contenuti violenti, polarizzanti e falsi, perché aumentano il traffico.
Un contenuto violento o aggressivo scorre nelle rete fino a 10 volte di più di un contenuto pacifico.
Pertanto, quando va bene, il confine tra il vero e il falso finisce e non abbiamo
la verifica della verità.
Allo stesso tempo, l’era digitale favorisce la personalizzazione, l’autoaffermazione, l’impermeabilizzazione di ciascuna “bolla sociale” verso contenuti alternativi.
La società unisce, la personalizzazione disunisce, frammenta la società, pone fine alla società e allo stesso tempo.
Infine siamo di fronte alla crisi del pensiero: il pensiero richiede tempo, silenzio, concentrazione.
Il pensiero nell’era digitale è un veloce, accelerato, di distrazione, è un pensiero di interruzione, e quindi un pensiero leggero, frettoloso, un pensiero reattivo e non riflessivo.
Inoltre, ogni nuova tecnologia implica una perdita di capacità umana, di pari passo a un aumento delle capacità tecnologiche.
- Avevo molti numeri di telefono, ora non ne conosco nessuno.
- Prima mi muovevo agevolmente in qualsiasi parte della città; ora se non uso il navigatore sono in difficoltà a tornare a casa.
- Chi usa Tinder perderà la capacità di sedurre, di conquistare.
Inoltre, quelli di noi che iniziano ad entrare nel metaverso, che crea un mondo parallelo simulato, sostituiscono la capacità di pensare, di amare, perché tutto è progettato.
E, naturalmente,viviamo attraverso quelle competenze, ma le esternalizziamo.
E ciò che il cervello esternalizza, alla fine lo perde!
E’ necessario affermare un nuovo diritto umano, che è la tutela del cervello dalla estrazione illegale di dati. Ovvero l'autonomia dell'essere umano, e il libero accesso all'essere umano, in modo che non possano inserire dati all'interno del proprio cervello, o estrarre dati da neurodati (i comportamenti desunti dalle attività in rete compresi quelli previsti da algoritmi di Intelligenza Artificiale Predittiva) senza il consenso.
Stabilire accesso equo a queste tecnologie che possono migliorare la vita degli esseri umani. Trasparenza degli algoritmi e condivisioni degli archivi dei dati.
Nel frattempo che questi obiettivi politici siano raggiunti è necessaria una autodifesa:
- dare un tempo adeguato alle nuove tecnologie e creare spazio per il recupero di attività riflessive, comunicative non tecnologiche
- usare tecnologiche e piattaforme condivise open source che proteggano gli individui dal furto di metadati personali (abitudini, preferenze, pensieri).
Per questo scopi suggerisco la consultazione di lealternative.net e https://eticadigitale.org/privasi/