Chiamami Silvia Parodi
Sono nata del 1972 a Genova, nel quartiere di Cornigliano, dove ho vissuto fino ai 23 anni, poi ho vissuto nel quartiere di Pontedecimo e infine dal 2005 in quello di Borgoratti/S.Martino.
Per alcuni anni poi ho vissuto in Brasile dove ho lavorato come volontaria internazionale in un progetto di sviluppo agricolo del Magis. Per alcuni mesi ho vissuto anche in Sri Lanka per la ricostruzione post tsunami. Da un po' di anni però mi sento radicata definitivamente a Genova, una città che amo per il suo paesaggio, il mare, le dimensioni contenute, il clima, la bellezza. Soffro a vederla trascurata e in crisi, per questo vorrei poter fare qualcosa. Mi sono diplomata al liceo classico Mazzini di Sampierdarena,poi stufa del latino e della filosofia mi sono scritta a Ingegneria per l'Ambiente e il Territorio, laureandomi nel 1997. Ho lavorato per l'università a Savona al Centro di ricerca in monitoraggio ambientale. Nel 2000 ho vinto un concorso per ingegneri alla Provincia di Genova ed ho potuto così riavvicinarmi a Genova, dove ho sempre lavorato tranne che nel periodo brasiliano e singalese, nel settore edilizia, occupandomi di manutenzione degli immobili (scuole superiori in particolare) e dei vari aspetti collegati (manutenzione edilizia e del verde, pulizie, smaltimento rifiuti, riscaldamento). Da alcuni anni seguo tutta la problematica della presenza di amianto e la sua bonifica, nonché gli aspetti legati all'efficienza energetica, gli appalti, la sicurezza. |
Mi candido
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perchè credo di poter dare un buon contributo alla mia città, nell’interesse della collettività e dei beni comuni, che ogni giorno vanno difesi con le unghie dagli interessi di speculatori senza scrupoli, così come l’ambiente e i diritti delle persone, specialmente le più fragili e indifese. Inseguo ideali di equità e giustizia, di solidarietà e partecipazione.
Ho esperienza e conoscenza del funzionamento di un ente locale e vorrei lavorare per fare funzionare meglio la macchina comunale e vedere risplendere la mia città bellissima ma trascurata. Si possono fare tante cose, a volte basta volerlo davvero e spingere verso un cambio di mentalità, esigendo che ognuno faccia la sua parte. Ma soprattutto penso che dobbiamo fare scelte non pensando solo all’oggi ma al futuro e alle prossime generazioni. |
Le mie parole : PARTECIPAZIONE
Nella democrazia rappresentativa deleghiamo completamente gli eletti ad agire per conto nostro per i successivi anni di mandato, con la democrazia partecipativa invece gli eletti cedono una parte del loro potere e la cittadinanza attraverso strumenti di analisi e condivisione, prende delle decisioni su tematiche di suo interesse. La democrazia partecipativa ha una sua complessità ma è indispensabile per riavvicinare i cittadini al bene comune, farli sentire comunità, renderli collaboratori attivi e propositivi dell’amministrazione. Le persone collaborano, sono creative, mettono a disposizione tempo e risorse quando capiscono che il loro contributo serve!
L’esperienza di Porto Alegre in Brasile (oltre 1,5 milioni di abitanti), dove è stato inventato il bilancio partecipativo e che ho potuto conoscere durante i forum sociali mondiali, testimonia che è possibile realizzarla anche in grandi città.
In particolare quindi mi piacerebbe portare avanti queste istanze in comune:
A Genova siamo ancora all’età della pietra in questo aihmé…
L’esperienza di Porto Alegre in Brasile (oltre 1,5 milioni di abitanti), dove è stato inventato il bilancio partecipativo e che ho potuto conoscere durante i forum sociali mondiali, testimonia che è possibile realizzarla anche in grandi città.
In particolare quindi mi piacerebbe portare avanti queste istanze in comune:
- dare seguito alla recente Delibera di iniziativa popolare n° 389/2016 su “Diritti, Trasparenza e Partecipazione” che chiede al Comune di attivarsi in questa direzione;
- approvare regolamenti della partecipazione sia per il Comune che per la Città metropolitana, per attuare le diverse possibili forme (assemblee di quartiere, referendum comunali, delibere di iniziativa popolare, progettazione partecipata, ecc.. fino ad arrivare al bilancio partecipativo con cui i cittadini decidono come utilizzare una parte delle risorse);
- avviare progetti pilota nei diversi municipi per sperimentare diverse pratiche e procedure di partecipazione, anche per la progettazione del territorio (piano urbanistico, piano di mobilità, piano triennale dei lavori pubblici);
- istituire una struttura dedicata, che comprenda professionalità specifiche (“facilitatori”), per l’applicazione di strumenti efficaci per la partecipazione della cittadinanza.
A Genova siamo ancora all’età della pietra in questo aihmé…