Il giudice di pace di Chiavari conferma: via il profitto dalla bolletta dell'acqua!!
Il Sindaco Doria faccia adeguare Mediterranea delle acque alla legge !! Il giudice di pace di Chiavari ha preteso da Idrotigullio la restituzione della quota di profitto (circa il 22 per cento), che attualmente anche Mediterranea delle Acque pretende di far pagare ai cittadini genovesi. La sentenza oltre a ribadire più volte il valore legislativo -troppo spesso dimenticato- dell'istituto referendario riconosce anche all'Autorità per l'Energia Elettrica e il Gas, autorità che ha prodotto il nuovo sistema tariffario che subdolamente aggira il referendum (per questo denominato "taruffa", cioè tariffa-truffa), un limitato potere amministrativo, comunque subordinato all'esito referendario. E' necessario che il Sindaco di Genova pretenda che Mediterranea delle Acque si adegui alla legge, al volere popolare espresso con i referendum di giugno 2011, al buon senso. Dal Manifesto di ieri un illuminante articolo di Carola Frediani SCAFFALI - «Undercover», libro-inchiesta di Rob Evans e Paul Lewis, giornalisti del «Guardian» Quando l'attivista è un poliziotto. Nell'Uomo che fu Giovedì, romanzo dei primi del Novecento di G.K. Chesterton, un agente della polizia riesce a insinuarsi in un gruppo anarchico salvo scoprire poi che anche tutti gli altri sono infiltrati. Ma, come è ormai consuetudine quando si ha a che fare con il tema del controllo sociale, anche in questo caso la realtà ha superato di molto la fantasia. Così oggi sappiamo che all'inizio degli anni '90 un gruppetto di ambientalisti inglesi noto come London Greenpeace (non collegato alla famosa Ong) contava al suo interno più spie che genuini ecologisti, penetrato da una parte dalla polizia londinese, dall'altra da detective assoldati da McDonald's. La ragione di una simile ossessione stava in una causa legale che la multinazionale dell'hamburger aveva intentato contro alcuni (veri) attivisti del gruppo, Helen Steel e Dave Morris, coautori di McLibel, un pamphlet che si scagliava contro le pratiche commerciali, ambientali e lavorative dell'azienda. La causa alla fine fu vinta dal colosso, ma i danni di immagine per i due archi furono incalcolabili. Paradossalmente, ora sappiamo che uno degli agenti presenti nel gruppo aveva pure contribuito alla stesura del libello incriminato.
Si tratta solo di una - e la meno drammatica - delle incredibili vicende raccontate in Undercover, libro-inchiesta di Rob Evans e Paul Lewis, due giornalisti del Guardian, sulla «vera storia della polizia segreta britannica» (Faber & Faber, pp.256, £12.99). E in particolare su una unità speciale, la Special Demonstration Squad (Sds), costituita nel 1968 e operativa fino a poco tempo fa. L'anno di nascita non è casuale: obiettivo dello squadrone era controllare i «sovversivi». Ma, come dimostrato nel libro, l'attività investigativa degli agenti si è spinta ben oltre i limiti di qualsiasi Stato di diritto. Perché i poliziotti adottavano completamente una seconda identità, vivendo per anni a stretto contatto con attivisti e intrecciando relazioni sentimentali durature; in alcuni casi facendo dei figli (poi abbandonati una volta terminata la missione); rubando le identità di bambini morti, ovviamente all'insaputa dei genitori, per rafforzare le proprie coperture con un certificato di nascita autentico; giurando il falso in tribunale; e, last but not least, partecipando alle attività anche illegali di alcuni di questi gruppi, in modo da fomentare le derive più estremiste. Tra le varie figure spicca per capacità manipolatoria e apparente assenza di morale quella di Robert Lambert, nome da attivista Bob Robinson: fu infiltrato per anni prima in London Greenpeace (dove contribuì al McLibel), e poi nell'Animal Liberation Front, di cui riuscì a far arrestare due membri accusati di aver dato fuoco a dei negozi di pellicce. Peccato che ora sia sospettato di essere stato il terzo degli incendiari. Lambert è anche uno di quelli che ha fatto un figlio in una relazione a lungo termine con una innocua attivista, entrambi puntualmente lasciati a fine «mandato». Malgrado tutto ciò, o forse proprio per questo, fece carriera, e negli ultimi anni si era addirittura riciclato come accademico progressista. Almeno finché non sono esplose le inchieste che hanno portato a questo libro. Quello che colpisce sono i target di tanta spregiudicatezza investigativa. Non pericolosi terroristi, ma per la maggior parte ecologisti, movimenti contro la guerra, anti-razzisti, animalisti (di cui l'Alf era certamente l'ala più dura). Capaci di compiere forse azioni dirette di disobbedienza civile ma non certo attentati. Perfino un «esercito dei clown», composto da pacifisti che si vestivano da pagliacci, ha avuto l'onore di un simile trattamento. Tra l'altro l'attività dell'Sds (cui si è aggiunta nel tempo una seconda unità) si è addirittura intensificata dopo il duemila, ramificandosi in missioni internazionali: l'infiltrato Rod Richardson è stato fotografato al G8 di Genova davanti a un'auto incendiata... Il libro è pieno di ex-fidanzate o amici intimi devastati psicologicamente dalla recente scoperta di aver condiviso per anni l'esistenza con poliziotti sotto copertura, pagati e incoraggiati dallo Stato a manipolare persone innocenti al solo fine di inserirsi meglio nei gruppi. Tuttavia, il delirio di onnipotenza del Sds sembra infrangersi col tempo contro i suoi stessi demoni: molti degli agenti patiscono esaurimenti nervosi, altri chiedono risarcimenti per il mancato supporto psicologico (dimenticando che il problema alla base era essenzialmente etico), alcuni tornano all'insaputa dei superiori tra gli amici attivisti anche quando è terminato il proprio mandato. C'è quello che, dieci anni dopo la fine del suo incarico, viene fermato da un agente per un reato minore e scappa: interrogato dalla commissione disciplinare spiega di averlo fatto per la paura della brutalità della polizia sviluppata negli anni da manifestante. E c'è anche la storia dell'agente che, una volta esonerato dall'incarico di spia, si rifiuta di abbandonare il gruppo, molla la divisa, e si mette a fare l'attivista a tempo pieno. E poi ci sono le donne. Mosse dalla preoccupazione per la scomparsa dei fidanzati, si improvvisano abili detective, iniziando a mettere assieme i pezzi di un puzzle che nessuno, neanche il più paranoico dei «sovversivi», avrebbe osato mai immaginare. Perché, come commentò il padre di una delle ragazze usate dalla polizia di fronte ai primi sospetti sull'ex, «una cosa simile non potrebbe mai accadere nel nostro paese».
La discussione sul bilancio preventivo 2013 del Comune ha messo in luce diversi punti che modificano l’assetto politico emerso dalle elezioni di Marco Doria a Sindaco di Genova.
Il Partito Democratico ha chiesto con forza l’approvazione della delibera sulle partecipate prima del Bilancio, quasi ne fosse propedeutica (come la determinazione delle tariffe IMU e Tares). Dopo alcuni tentennamenti, il 25 luglio la giunta Doria ha approvato una delibera di indirizzo, inserita prima dell’approvazione del bilancio e da discutere il martedì successivo. Tale delibera proponeva di avviare i processi di privatizzazione di Amiu (rifiuti), Amt (trasporto pubblico), Aster (manutenzioni), Farmacie e Bagni Comunali, e confermare le partecipazioni in altre 17 aziende controllate direttamente o no. Ed eccola, una prima discrepanza con il programma del Sindaco: la partecipazione. Così facendo infatti si trascura quanto chiesto con una petizione popolare, in una prima commissione consiliare da svariati movimenti “NO alla privatizzazione” che aspettavano l’assenso del Sindaco per procedere alla discussione della stessa. Inoltre, non si fa alcuna menzione alla necessità di processi di ripubblicizzazione del servizio idrico integrato, gestito da una società controllata dalla multi utility IREN che, a sua volta, e’ controllata in quota dalla Finanziaria FSU in cui il Comune di Genova ha il 50 per cento delle azioni. Io ho da subito dichiarato la mia contrarietà, mentre SeL e Lista Doria, altrettanto contrari al provvedimento, hanno scelto la strada emendativa del testo, arrivando ad “annacquarlo” in diversi punti. L’ostruzionismo del Movimento 5 Stelle ha fatto il resto: il provvedimento e’ stato scorporato dal bilancio e verrà discusso il 10 settembre. L’aspetto più grave di tutta questa vicenda, e’ lo scollamento del Sindaco Doria dalla quella parte di cittadinanza che, sull’onda dei referendum del luglio 2013 contro energia nucleare e privatizzazioni, aveva percepito in lui istanze di cambiamento e di proposizione dei Beni Comuni. L’esperienza di politiche di questo tipo ha dimostrato come, sia per l’energia sia per l’acqua, in questi anni siano diminuiti investimenti, tutele e occupazione. Il tutto con i consigli comunali esautorati dalle politiche energetiche e dell’acqua, e con i Sindaci condizionati dagli umori di borsa. La questione è sempre la stessa: servizio idrico, gestione dei rifiuti, energia, trasporto pubblico devono essere condizionati dai profitti di investitori privati oppure essere gestiti esclusivamente nell’interesse dei cittadini? Nessun dubbio sulla necessità di migliorare l’efficienza, togliere eventuali rendite di posizione, aumentare il servizio verso l’utente. I Sindaci delle primavere arancioni al nord (ma anche Pizzarrotti a Parma) accettano passivamente le politiche monetariste dei governi e della Banca Europea e sono costretti a gestire i tagli. Interiorizzando l’ideologia berlusconiana del non aumento delle tasse (verso i ricchi e la finanza), l’unica alternativa per poter mantenere parte dei servizi sociali pare essere la (s)vendita di azioni, la consegna ai profitti di settori essenziali come rifiuti, acqua, trasporti, costretti da vincoli cervellotici del patto di stabilita’. A parte a Napoli dove De Magistris ha vinto alla Corte dei Conti contro il divieto ad assumere 350 maestre. Al momento nel bilancio 2013 non c’e ‘traccia di questo (almeno fino a settembre …), ma le prossime settimane saranno decisive per capire se il “popolo dei referendum” anche a Genova alzerà la testa e imporrà un netto cambiamento di rotta politica. Non e’ (solo) un problema di maggioranze, in gioco e’ il futuro dei servizi pubblici locali a Genova e in Provincia. Non c'e' dubbio che questa proposta impatti in maniera devastante con il sentire comune di buona parte di chi, sull'onda delle vittorie referendarie del giugno 2011, ha appoggiato il Sindaco Doria.
Non faccio l'esegesi del programma, esso deriva da mediazioni piu' o meno alte. Credo che molti abbiano visto, nella primavera arancione, una possibilita' alternativa al pensiero unico liberista. Oggi molti si sentono traditi. Se vogliamo capire cosa significhi privatizzare, anche parzialmente, anche al 49%, basta guardare all' esperienza diretta: Iride, controllata dalla Finanziaria FSU. Ebbene, a differenza di quando c'era AMGA (tutta del Comune) e nonostante 12 milioni di dividendi, nelle casse comunali non e' arrivato niente, a causa dell'ammortamento di debiti contratti per scelte sbagliate non discusse in Consiglio Comunale e per derivati spazzatura dal buco di oltre 20 milioni di euro. L'occupazione in questi anni e' diminuita, i consigli comunali sono di fatto esautorati, i sindaci ostaggi dalla quotazione in Borsa. A proposito poi del Patto di Stabilità: la recente sentenza della Corte Costituzionale n. 229 del 2013 ha annullato l'art 4 dl 95 spending review. La disciplina sui spl (anche sui servizi strumentali) rimane quella europea. Quindi il parere della Corte dei Conti ligure salta. Il governo sta lavorando a un provvedimento per estendere il patto di stabilità a società in house e aziende speciali ma ancora non è in vigore. Rimane in piedi non soltanto il mio ragionamento che voi ben conoscete, ma anche il parere della Corte dei Conti sez. giur. Campania: i diritti primari non sono finanziariamnete condizionati neppure dal patto di stabilità che può essere derogato. Sto parlando della sentenza riguardante l'assunzione di circa 350 insegnanti nelle scuole comunali napoletane con contratti a tempo determinato. Tale scelta del Comune è maturata lo scorso anno e si contrapponeva alle rigide politiche di bilancio imposte dalla spending review e dal patto di stabilità. La Corte dei Conti ha però posto fine alla querelle, dando ragione all'amministrazione comunale e convalidando le assunzioni. Il procedimento aperto per danno erariale e alle casse comunali, si è dunque concluso con un'archiviazione disposta dalla stessa Procura della Corte in Campania, che certifica l'insussistenza dei due capi di imputazione nei confronti dell'operazione portata avanti dal Comune di Napoli. Una mossa coraggiosa, in deroga ai vincoli imposti dalle politiche di austerity in vigore in questi anni di crisi economico/finanziaria, la cui conclusione dinanzi alla magistratura contabile crea un importante precedente. Le amministrazioni potranno "osare" e agire in deroga al patto di stabilità, utilizzando la liquidità disponibile per intervenire a sanare situazioni critiche in questioni inerenti servizi di pubblica utilità, come nel caso della scuola. In merito alla delibera, prendo atto degli emendamenti di giunta che ammorbidiscono la prima versione. E' proprio l'impianto che e' discutibile: rassegnandosi o condividendo le politiche di austerity governative si sceglie di iniziare una riflessione che va verso le privatizzazioni, concetrandosi su manutenzioni, trasporto pubblico, gestione dei rifiuti, bagni e farmacie; confermando 18 altre aziende controllate direttamente o indirettamente, tra cui Asef (che a causa dello statuto impegna i ricavi in titoli di stato e non per dividendi al comune); Genova Parcheggi, Porto Antico, Fiera di Genova oltre alla disastrosa FSU. Queste non vengono toccate. In conclusione, senza una lettura della trappola del debito e dell'attacco agli enti locali come presidi della democrazia di prossimità degli abitanti di un territorio, si finisce per divenire gli esecutori terminali delle dottrine monetariste e delle politiche liberiste europee e nazionali; cui si aderisce senza quasi rendersene conto, continuando invece a raccontarsi che stia cambiando la città. Non vorrei che il risultato finale fossero delle giunte nuove, pure e "primaverili" che gestiscono privatizzazioni dei beni comuni e dei servizi pubblici e l'espropriazione di democrazia. Mi sembra di essere in una nave che ha innestato la marcia indietro, con il timone guasto e la rotta verso una diga. Prima o poi andremo a sbattere, perche' ce lo impongono le regole, il mercato, le leggi, gli equilibri economici complessivi. Visto che non mi consolerebbe dire "io l'avevo detto", anche se non ce lo impone la procedura. "spegniamo i motori e invertiamo la direzione". Sono in consiglio comunale. da tre sere finiamo dopo l'una. Accanto alla delusione di una giunta di sinistra che propone un processo di privatizzazione di servizi pubblici, arriva una brutta notizia: Giovanna Caviglione e' morta. L'ho conosciuta ostinata, appassionata, affascinante nel modo di rapportarsi con gli altri. non appariva molto ma apparteneva a quel tipo di persone apparentemente non leader, ma fondamentali.
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