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sui giornali

30/10/2013

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Sullo stoccaggio di materiale amiantifero

29/10/2013

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Una mia interpellanza in Consiglio Comunale
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Ancora scolmatore

8/10/2013

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Poche parole per spiegare i motivi della contrarietà della Federazione della Sinistra espressa anche in Municipio al progetto per la realizzazione della galleria scolmatrice del torrente Fereggiano.
Il costo è di 45 milioni con un debito di 15 del Comune.
Il Piano di bacino però prevede lo scolmatore del Bisagno, costo stimato in 153 milioni , più 100 milioni destinati alle opere generali di riqualificazione idraulica e paesistica dell'alveo e del bacino.
Il nobile obbiettivo e' di evitare che il Fereggiano esondi. Non posso pero' dimenticare l'intervento (14 milioni) della Regione che ha allargato l'alveo del fiume all'altezza di Largo Merlo, e quanto ciò sia stato causa determinante della fuoriuscita del rio a Largo Merlo e poi della violenta pressione che ha determinato lo spumeggiare e la fuoriuscita del fiume in via Fereggiano, con il suo triste corollario di morti. Da tempo insegniamo nella scuola dell'obbligo che la conduzione dell'acqua da un tubo grande ad uno piccolo ne moltiplica forza e pressione e da anni siamo consapevoli che l'alveo ed il franco idraulico consentiti al fiume sotto la copertura di via Fereggiano siano insufficienti.
Non voglio qui sviscerare le molte criticita' del progetto, da analizzare e approfondire.
La principale e' la raccolta delle acque a metà di via Pinetti, incurante che da lì in giù le diffuse violente fiumare, che si formano lungo le vie dove regimentazione e tombinatura per le acque bianche sono inesistenti, possano precipitare a valle (largo merlo) ed allagare l'allagabile.
Il rischio paventato da chi abita in zona e' che il mini-scolmatore non risolva le problematiche a valle. Certamente non le risolve a monte dove abitano centinaia di persone che continueranno a rischiare la pelle (idrogeologicamente).
Ne' voglio adesso approfondire i sospetti che l'operazione abbia come obiettivo prioritario la possibilità di valorizzare le aree interessate dell'ex mercato di Corso Sardegna.
Del resto anche nella recente Conferenza dei Servizi i pareri sono stati discordanti, tanto che l'Ente che più ha competenza e conoscenza delle problematiche, la Provincia, si è espressa criticamente in loco e addirittura sui giornali.
L'intervento ci pare una soluzione idraulica fascinosa quanto parziale e relativa, i cui risultati finali appaiono limitati e lontani nel tempo e sospettiamo che un risultato maggiore lo si possa ottenere proseguendo l'intervento iniziato dalla Regione, raddoppiando la portata del torrente in via Fereggiano e in via Monticelli, modificando lo sbocco nel Bisagno.
Non ci sono impedimenti evidenti, sotto a quelle strade il fiume è costretto in tre miseri metri di larghezza contro i 13 metri disponibili (da marciapiede a marciapiede) e il franco idraulico della copertura è ormai ridotto dai sedimenti accumulati.
Basterebbe questo a far scorrere senza intoppi il fiume in piena sino al Bisagno, raccogliendo le decine di rii e di caditoie che ne alimentano la portata.
E i costi sarebbero compatibili, compresa la realizzazione di interventi diffusi e necessari nei crinali, nei versanti sino agli argini del rio.
Certo gli 80m3 al secondo del Fereggiano si sommerebbero a quelli del Bisagno.

Ma ricordo, recrimino che a livello tecnico – politico si sia scelto di continuare sull'approccio idraulico tipico della fine del secolo scorso, trascurando quello, piu' moderno, di rinaturalizzazione.
Rinaturalizzare i versanti, stop all'edificazione, anzi diradamento e de impermeabilizzazione, bacini di laminazione, allargare gli alvei, ripresa del rifacimento della copertura terminale del Bisagno, scandalosamente fermi a causa di inchieste nel silenzio assordante della politica e della borghesia cialtrona, avrebbero costi e tempi piu' contenuti di opere idrauliche faraoniche  sempre più economicamente  insostenibile.

Questa è ciò che continuiamo ad proporre dall'ottobre del 1992, quando proprio in questa aula denunciavamo le distorsioni dell'intreccio delle scelte esclusivamente idrauliche a scapito dei moderni approcci naturalistici con interessi affaristici.
Sono passati 21 anni e se gli scarsi fondi a disposizione fossero stati impiegati per gli interventi necessari invece che per costose consulenze idrauliche, forse staremmo meglio.
Purtroppo non siamo riusciti a convincere, ma la speranza è sempre l'ultima a morire.
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Dismissioni: strategia suicida

1/10/2013

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La parziale correzione del ministro Saccomanni sulla privatizzazione di Finmeccanica e di altre aziende con una partecipazione pubblica non placa le polemiche.
Non è accettabile che Finmeccanica venga venduta nelle sue parti migliori.

Credo sia necessario che Governo e Finmeccanica individuino linee di politica industriale capaci di valorizzare le competenze del nostro paese in settori strategici come l'energia, il trasporto, il segnalamento.

Da tempo aziende come Eni, Enel, Finmeccanica e Poste sono nel mirino degli appetiti famelici e speculativi degli investitori stranieri.
Sarebbe una scelta sbagliata, da parte dello Stato, quella di dismettere il suo prezioso patrimonio industriale proprio in un momento in cui l'Italia sta assistendo ad un processo di desertificazione delle attività produttive da parte dei privati perché non ce la fanno ad investire o perché preferiscono andare in Paesi più convenienti del nostro.

Cedere quote di Eni, Enel e Finmeccanica per ripianare il debito è una strategia suicida.
Vendere i gioielli di famiglia piuttosto che ridurre gli sprechi è una di quelle scorciatoie che porta nello strapiombo.

Se c'è bisogno di fare cassa, si vendano gli F35 o si riducano le missioni militari all'estero, piuttosto che mettere sul mercato quei pochi asset industriali e strategici del nostro paese come Eni, Enel, Finmeccanica o Poste.

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