Osservazione per punti su delibera di Giunta Comunale di Genova del 29-7-16 su AMIU Esiste la necessità di dotare la Città Metropolitana di Genova dell'impiantistica necessaria per una gestione dei rifiuti basata sulla raccolta differenziata spinta ed il recupero di materia come previsto dalle direttive CEE. AMIU come azienda in house del Comune di Genova può essere il soggetto attuatore di tale gestione in ambito metropolitano. A fronte di questa necessità: - il Comune ha scelto politicamente la strada della ricerca di un partner nel capitale sociale di AMIU facendo venire meno la caratteristica di azienda “in house”. Ciò è in contrasto con risultato del referendum “sull'acqua” che ha visto gli italiani esprimersi per mantenere sotto controllo pubblico i servizi pubblici come l'acqua, i trasporti locali e la gestione dei rifiuti. - quella della partnership non era l'unica soluzione per trovare le risorse economiche e gestionali come per altro chiaramente indicato nel piano industriale di AMIU del settembre 2014 pag. 127 - la delibera in oggetto appare connotata da una profonda illogicità, infatti: • si cita quanto previsto dal piano industriale di AMIU in termini di impianti da realizzare: selezione e biostabilizzazione del rifiuto indifferenziato, impianto di trattamento dell'organico da RD, impianto di separazione delle componenti secche da RD, discarica di servizio (Scarpino 3) • si ricerca un partner per una aggregazione societaria ed industriale, che potrà entrare come socio maggioritario, che come requisiti abbia la disponibilità di “impianti, aree, attrezzature, mezzi, diritti ed altre dotazioni patrimoniali idonei alla copertura dell'intera filiera del ciclo dei rifiuti (…) anche in provincie o regioni diverse da quelle di cui è parte il Comune di Genova” • si specifica che “a titolo di aumento di capitale (…) l'operatore dovrà apportare ad AMIU impianti, aree, attrezzature, mezzi, diritti ed altre dotazioni patrimoniali (nonché, in via sussidiaria, denaro) idonei alla copertura dell'intera filiera del ciclo integrato dei rifiuti” La lettura della delibera è chiara: si cerca un partner non per realizzare gli impianti previsti dal piano metropolitano dei rifiuti del 2016 e già previsti dal piano industriale di AMIU, ma per mandare i rifiuti fuori provincia facendo entrare un partner, in cui nome è chiaramente individuabile in IREN, che questi impianti li ha già per cui l'umido andrà al biodigestore di Tortona, l'indifferenziato continuerà ad andare all'inceneritore di Torino. In questo modo la città resterà senza propri impianti e quindi soggetta ai ricatti del socio privato di AMIU come è accaduto in questi anni al Comune di Roma. E' evidente che se si fossero voluti realizzare gli impianti previsti dai piani – anche restando nella logica sbagliata della ricerca del partner privato - si doveva ricercare un soggetto imprenditoriale avente delle risorse economiche tali da realizzare tali impianti e non un soggetto che tali impianti li ha già e che entrerà nel capitale sociale senza sborsare un euro se non in via “sussidiaria”. Antonio Bruno |
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