August 10, 2016 / 10 août 2016
13:00 - 15:30
Université du Québec à Montréal – Pavillon DE (Local DE-2560)
1440, rue Sanguinet
Intervento di Antonio Bruno
Cercando Ecologia Sociale su wikipedia (sito italiano) incontriamo riferimenti a mondi diversi e fin oad oggi scarsamente comunicanti.
Dopo il sito Ecologiasociale.org troviamo un commento all’enciclica Laudato sii di Karl Ludwigh Schibel e subito dopo molti siti che parlano dell’opera e del pensiero di Murray Bookchin. Operaio, sindacalista, poi scrittore di successo e docente universitario, ma anche animatore di movimenti ecologici, pacifisti e antirazzisti, Murray Bookchin già trent’anni fa ragionava di limiti delle crescita e di declino dell’urbanizzazione.
Essa afferma che esiste una relazione olistica tra gli elementi naturali, inclusi gli esseri umani, e giunge ad affermare che l'ordine naturale non necessita di autorità o gerarchie.
L’ecologia sociale ritiene che la questione ecologica non possa essere disgiunta dai problemi sociali : i “mali” dell'una e dell'altro vengono attribuiti allo sviluppo del capitalismo e al conseguente consolidamento della società fondata su gerarchia e autorità.
L’ecologia sociale ritiene che una visione ecologica della società permetta di escludere ogni tipologia di sfruttamento e di dominio dell'uomo sull'uomo e dell'uomo sulla natura.
L'individuo è quindi collocato all'interno del tutto («visione olistica dell'universo»), al di là di ogni visione antropocentrica della natura, caratteristica di quasi tutte le discipline sociali, che di par suo ha favorito lo sviluppo dell’idea di dominio e dell'oppressione dell'uomo sull'uomo e dell'uomo sulla natura.
L’ecologia non può quindi che essere ecologia sociale, attenta cioè per prima cosa a «depurare» le relazioni sociali da ogni forma di coercizione e gerarchia e a valorizzare invece la varietà, la simbiosi, la libertà. In definitiva non si può quindi essere ecologisti senza essere allo stesso tempo contro l'autorità e la gerarchia, ossia, come dice Murray Bookchin, «l'ecologia, o è sociale o non è».
Prospettive dell’ecologia sociale
Gli ecologi sociali, che negli USA hanno nell'Institute for Social Ecology il centro nevralgico delle loro ricerche, ritengono che affinchè l'ecologismo possa fornire risposte concrete alla crisi della nostra civiltà , è necessario affrontare le dinamiche sociali che hanno prodotto la crisi (ecologica, politico e sociale), inserendole in una prospettiva rivoluzionaria.
Per Boohkhin è la natura stessa a fornire all’umanità le indicazioni sul da farsi.
L’uomo deve comprendere di essere parte integrante della natura e costruire una nuova prospettiva sociale, ecologicamente sana, e un nuovo metodo di vita basato sulle comunità autogestite, decentralizzate e democratiche: municipalismo libertario.
Quando il padre dell’ecologia sociale, Murray Bookchin, rivendicava negli anni Ottanta che l’idea sbagliata di poter dominare la natura nasce dal dominio molto reale dell’uomo sull’uomo, subiva i fuochi incrociati degli ambientalisti, a cui interessavano ben poco i problemi sociali e dei movimenti sociali che consideravano l’ambiente una “contraddizione secondaria”
Seconda decade terzo millennio.
“Un vero approccio ecologico diventa sempre un approccio sociale” che deve “ascoltare tanto
il grido della terra quanto il grido dei poveri” (49)..
Con Laudato si’ l’ecologia sociale si sposta dalla periferia al centro del discorso ecologico.
Diventa difficile parlare delle foreste pluviali senza parlare dei popoli indigeni che ci abitano, della desertificazione e dei cambiamenti climatici senza guardare anche il destino di chi deve lasciare la propria terra perché non dà più da mangiare.
L’ecologia sociale non si esaurisce in misure parziali, non condivide la fiducia nelle tecnologie, non si riposa sul pessimismo culturale della deep ecology (che ritiene “che la specie umana, con qualunque suo intervento può essere solo una minaccia e compromettere l ’ecosistema mondiale) , ma lavora per una conversione ecologica guidata da un impegno per la casa comune e per la giustizia globale oggi.
Viene condannato il pragmatismo utilitaristico (215) di ridurre la questione ambientale alla dimensione economica di costi/benefici.
La conversione ecologica dell’economia è la sfida dell’oggi: di fronte ai lavoratori che sono costretti a lavorare per aziende e produzioni inquinanti e energivore è necessario proporre alternative, che si basino sull’uscita dalla mercificazione utilitaristica.
Cercare alternative produttive ed ecologiche, organizzative con consumi non più indirizzati dalle multinazionali e concentrati sulla sobrietà e un ciclo corto e prossimo della produzione di beni.
Lottare per evitare che le regioni del Nord diventino solo piattaforme logistiche è la faccia di un una medaglia della lotta contro lo sfruttamento nel sud del mondo di ambiente e persone.
Favorire politiche di contenimento dei consumi energetici attraverso, ad esempio, la coibentazione degli appartamenti di edilizia popolare contribuisce a evitare il fenomeno della morosità di chi non riesce a pagare utenze elettriche e di riscaldamento.
L’incontro di oggi vuole mettere in rete esperienze ed analisi per continuare a lavorare insieme per un Mondo migliore.
Antonio Bruno
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