Appello per un'Altra Liguria
Le elezioni regionali della prossima primavera rappresentano l’occasione per un percorso che, a
partire dall’esperienza de “L’Altra Europa con Tsipras”, dall'impegno di coloro che hanno
consentito di raggiungere l'importante risultato elettorale, dalla sua presenza sul territorio,
faccia nascere una lista unitaria, che sappia rappresentare, con le necessarie competenze, la
sinistra ligure nel suo insieme. Una lista che sappia mobilitare persone, comitati, movimenti,
esperienze civiche e forze politiche organizzate, per avviare la costruzione di un’Altra Regione
orientata a realizzare partecipazione, democrazia, equità e benessere sociale, in alternativa al
blocco di poteri sedimentati in questi decenni.
Vogliamo proporre un modello che, ripartendo dai cittadini e dai loro bisogni, ritorni al centro
dell’innovazione sociale in un nuovo patto tra democrazia, partecipazione e sostenibilità e
riporti la nostra Regione ad essere protagonista nel dibattito nazionale, europeo ed
internazionale.
La Regione che sogniamo guarda al futuro con gli occhi dei giovani e degli anziani a rischio di
esclusione sociale; dei precari; delle donne che non riescono a conciliare la maternità con una
vita dignitosa; delle lavoratrici e dei lavoratori espulsi dal mondo del lavoro; degli artigiani e
delle partite IVA a cui viene negato il credito; delle famiglie, che con il prolungarsi della crisi
economica stanno ormai esaurendo il loro ruolo di ammortizzatore sociale; delle coppie che non
hanno accesso alla scuola pubblica dell’infanzia per i loro figli e non possono permettersi una
casa; dei giovani single e di chi vive solo; di chi difende i propri diritti all’autodeterminazione
nelle scelte riguardanti la vita, l’orientamento sessuale, la maternità e il fine vita; di chi è
sprofondato nelle nuove povertà; dei migranti che ci raggiungono fuggendo da fame e guerre.
La Regione che sogniamo guarda al futuro con le lotte per il lavoro, per la difesa del territorio,
aggredito dalle speculazioni immobiliari, indicando nella riconversione delle produzioni di morte
la strada per una cultura di pace e di non violenza
La Liguria è attraversata da una profonda crisi economica, sociale e ambientale che precarizza
le nostre esistenze e soffoca l’economia un tempo florida. Una crisi scatenata dall’economia
neoliberista degli ultimi trent’anni e aggravata dagli “aggiustamenti strutturali” chiesti da
Commissione Europea, Banca Centrale Europea e Fondo Monetario Internazionale, condivisi e
sostenuti dai governI nazionalI dell'UE e trasferiti ai territori sotto forma di vincoli di bilancio,
tasse e riduzione degli investimenti. Una crisi che i governi regionali hanno assecondato
operando tagli ai servizi ed ai beni comuni.
La crisi non è solo economica e sociale ma è, soprattutto, politica. La mancanza di una
Costituzione federale europea e di un governo democratico dell'Unione Hanno lasciato i cittadini
e le cittadine senza difese di fronte ad una globalizzazione tecnico-finanziaria che distrugge i
diritt, aumenta le diseguaglianze ed Erode la democrazia a tutti i livelli. Nel pieno della crisi dei
debiti sovrani una banca d'affari, la JP Morgan, si è spinta ad identificare tra le ragioni politiche
della crisi, le <<Costituzioni, adottate in seguito alla caduta del fascismo >> dei paesi del sud
Europa, ed a chiedere modifiche strutturali.
A seguito di ciò molti diritti sono messi in discussione: il sistema scolastico e formativo, la
qualità del welfare (sanitario e sociale), il patrimonio culturale e paesaggistico, lo Statuto dei
Lavoratori, la nostra Carta Costituzionale. È in crisi la democrazia in tutte le sue articolazioni,
dai Municipi alle Province destrutturate, ai consigli comunali ridotti all’insignificanza da leggi
che concentrano tutto il potere nelle mani di sindaci, giunte e funzionari. Una tendenza recepita
dalle riforme del governo Renzi che rende le istituzioni statali organi non eleggibili direttamente
dal popolo e, quindi, privi di un reale controllo democratico.
Nella nostra Regione la crisi del sistema produttivo è drammatica, e l’unica risposta è stata il
tentativo di trasformare il territorio in un corridoio intermodale su cui far transitare merci
prodotte altrove, laddove sia possibile sfruttare maggiormente persone e ambiente. Manca una
politica industriale che favorisca processi produttivi stabili e che sia in grado di supportare le
piccole realtà locali. Viviamo ormai in un territorio “inquinato”: la cappa delle polveri sottili è
alimentata da uno sviluppo superato e distorto, dominato dal “ciclo del cemento”, da un traffico
veicolare privato insostenibile, da un sistema di raccolta e smaltimento dei rifiuti arretrato,
dall’uso di fonti fossili per la produzione di energia. Una regione che scopriamo inquinata anche
dal clientelismo e dalla criminalità organizzata, di cui troppo tardi si è percepita l’estesa
infiltrazione nel tessuto economico e sociale. Subiamo le conseguenze disastrose del degrado
conseguente l’abbandono della montagna, della restrizione degli alvei fluviali e dall’inadeguata
manutenzione del territorio.
L’ideologia della privatizzazione si è estesa da tempo alle società partecipate, diventate veri e
propri agglomerati che agiscono fuori dal nostro territorio, più dedite al conseguimento di ricchi
dividendi per i soci privati, e lauti stipendi al proprio management, che all’interesse pubblico,
scaricando i costi sulle bollette e sui lavoratori. Una situazione insostenibile che porta
all’indebitamento e alla privatizzazione di fatto, che è il vero fallimento della politica che ha
reso questi soggetti società per azioni
Eppure esiste un’Altra Liguria che in questi anni non è stata a guardare.
Che ha difeso i diritti e i beni comuni come acqua, scuola, casa, lavoro e salute.
Che ha vinto Referendum, ma ha visto la peggior politica ignorarne i risultati.
Che si ispira ai principi di eguaglianza enunciati nella Costituzione ed è capace di tessere reti di
solidarietà e mutuo aiuto.
Che ha prodotto singolari esperienze locali di produzione socialmente e ambientalmente
sostenibili.
Che ha reso vitale, anche attraverso occupazioni pacifiche, spazi sociali e abitativi.
Che è consapevole dell’attacco agli spazi democratici e da tempo chiede forme di
partecipazione reali e riconosciute dalle istituzioni.
Che crede che l’istruzione sia un diritto e non un servizio a pagamento, vuole valorizzare la
cultura, e pertanto ne promuove il libero accesso, anche attraverso la diffusione di software
libero.
Che crede nella laicità e nel multiculturalismo.
Noi, candidandoci a governare la nostra bella Regione, ci rivolgiamo a questa Liguria.
Diciamo NO all’austerità ed ai tagli alla spesa pubblica, diciamo SÌ al rilancio degli investimenti
per un nuovo modello di società e di sviluppo.
Siamo la sola forza alternativa a questa deriva neoliberista.
Noi vogliamo che la nostra Regione torni a coltivare i valori della solidarietà e dell’inclusione
sociale, rafforzi il sistema di welfare e gestisca i beni comuni in forma pubblica e partecipata;
che investa su una conversione ecologica e pacifista dell’economia per contrastare la precarietà;
che difenda il lavoro e crei nuova occupazione di qualità come chiede l'iniziativa dei cittadini
europei New Deal 4 Europe (www.newdeal4europe.eu) che lavori per una nuova società
realmente solidale anche con l’introduzione del reddito minimo garantito.
Diciamo No alle grandi opere inutili (Gronda autostradale di Ponente e Terzo Valico sopra di
tutte) che devastano il territorio ed impediscono investimenti diffusi a favore deilla comunità.
Diciamo SÌ ad un piano di piccole opere che ci consentano di progredire verso un’economia
fondata sul risparmio energetico e l’uso di energie pulite e rinnovabili (superando le produzioni
con combustibili fossili di Genova, Savona e La Spezia), a trasporti pubblici efficienti a supporto
di un nuovo modello di mobilità.
Diciamo SÌ alla difesa di ambiente e salute; alla salvaguardia del territorio e del patrimonio
artistico-culturale; alla raccolta differenziata spinta dei rifiuti solidi urbani che punti al loro
riutilizzo nell'ottica dell'obiettivo rifiuti zero; alla ricerca scientifica; all’innovazione tecnologica
e la formazione per sostenere e qualificare il sistema delle imprese locali.
Diciamo NO allo sfruttamento commerciale delle aree naturali e del patrimonio boschivo.
Diciamo SÌ Al sostegno all'economia agricola biologica, al fiorire di aziende agricole-turistiche,
alla difesa dei boschi, ad uno sviluppo turistico consapevole e rispettoso del territorio.
Chiamiamo a raccolta tutti i soggetti interessati per avviare il progetto di una Regione che
non lasci indietro nessuno, e facciamo appello affinché, aderendo a questo progetto, ci si
sforzi di articolare proposte concrete e puntuali in ambiti partecipativi e condivisi, perché le
persone vengono prima dei profitti.
Comitato Territoriale L'Altra Europa con Tsipras - Associazione L'Altra Liguria
Per contatti: Simonetta Astigiano 3311145892 - Danilo Zannoni 3291874627
E-mail: sx.nord.ovest.europee201