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Navebus da Pegli al Porto Antico, nuova riduzione di orario. Bruno: “Basta tagli, investire sulla mobilità pubblica”
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Proprio dopo le elezioni europee una brutta sorpresa per la mobilita' cittadina: il servizio nave bus da Pegli a Porto Antico subisce una ulteriore riduzione, rimanendo, di fatto, a disposizione solo dei pendolari che usufruiscono di un orario "tradizionale" nel centro citta'. Infatti, come mi scrive l'assessore Dagnino, "Il nuovo orario è scaturito dalle necessità di razionalizzare il servizio adeguandolo alla riduzione delle risorse conferite dalle Regione Liguria che sono passate da 300.000 a 270.000 Euro per l’anno in corso."
Che dire, un servizio di mobilita' può costituire un'alternativa al mezzo privato se e' confortevole (e la nave bus lo e', anche se non ai livelli della famosa celestina) ed e' frequente.
Sfogliando la margherita "petalo per petalo" il rischio e' che rimanga solo il gambo. Nel frattempo segnalo che la societa' che gestisce il servizio, sviluppa corse aggiuntive sullo stesso tratto a livello turistico. Infatti una domenica, tornando dal porto antico gli abbonati AMT sono stati fatti scendere dalla nave a Pegli, perche' il ritorno era riservato a chi pagava il biglietto turistico !! L'unica possibilita' perche 'anche questo servizio venga tolto il prossimo anno e' che gli enti locali e la regione ripensino la loro politica della mobilita' sottraendo risorse alla mobilita' privata su gomma, investendo su quella pubblica e alternativa a moto e auto I ricercatori registrano il paradosso per il quale c’è voluto un leader greco, Alexis Tsipras, per “superare la sindrome del cartello elettorale che dal 2008 affligge la sinistra”. Perché “grazie alla principale componente della lista che prende il nome dall’esponente politico ellenico a capo di Syriza, è stato, per il momento, arrestato il declino elettorale dell’area politica a sinistra del Partito democratico”. Anche la lista Tsipras, secondo i ricercatori del Cattaneo, ha recuperato parte dei consensi finiti a Beppe Grillo: “La mobilitazione delle ultime settimane ha plausibilmente ri-motivato parte dell’elettorato astenuto alle scorse politiche o che aveva optato per il Movimento 5 stelle”. Dal punto di vista della distribuzione geografica, la Lista Tsipras registra il maggior incremento in Lombardia (+27,3%) e in generale nel Nord, mentre perde al sud e soprattutto in Puglia. Nella regione retta dal leader di Sel Nichi Vendola, l’isttuto Cattaneo valuta un calo del 51,5% rispetto alle politiche del 2013. Istituto Cattaneo
Nelle urne un voto da ultima spiaggia —Guido Viale, 27.5.2014 il manifesto Europee 2014. Il record elettorale del Pd non è una vittoria sul populismo, Renzi non è meno populista di Grillo. E i voti per Syriza sono una spinta per coltivare il nucleo nascente di un’alternativa Renzi-Grillo La riduzione della competizione per le elezioni europee a un match frontale tra due icone vuote di contenuti quanto piene di invadente presenzialismo ha premiato Renzi e punito Grillo. Ma a perdere sono stati gli italiani o, meglio, ha perso la democrazia. Perché la riforma elettorale, quella del Senato o l’abolizione delle Province volute da Renzi non fanno che ridurne progressivamente il campo di applicazione. Ha perso il pluralismo: ora c’è un uomo solo al comando di un partito, del governo, arbitro, anche, dei destini dello Stato; e gli altri partiti, satelliti o comprimari, sono in via di sparizione, né hanno molte ragioni per continuare ad esistere. E ha perso, rendendo sempre meno sindacabili le scelte del “premier”, la prospettiva di un vero cambiamento: il quadro europeo in cui il Pd si inserisce e di cui sarà un garante non consente cambi di rotta. E con tutte queste cose hanno perso i lavoratori, i disoccupati, i giovani, i pensionati; anche, e forse soprattutto, quelli che lo hanno votato. Ma non si tratta, come sostengono molti commentatori, di una vittoria sul populismo. Renzi non è meno populista di Grillo se per populismo si intende un richiamo identitario (le “riforme”, presentate come intervento salvifico, senza specificarne il contenuto, e la “rottamazione” presentata come programma) che fa aggio sui contenuti specifici delle misure proposte. Il programma di Grillo, se si eccettua la sua ambivalenza di fondo sull’euro, che è ambivalenza sul ruolo che può e deve avere l’Europa nel determinare un cambio di rotta per tutti, era addirittura più concreto di quello con cui Renzi ha affrontato questa scadenza elettorale. Entrambi comunque avevano gli occhi puntati sugli equilibri interni al pollaio italiano; la resa dei conti con le politiche europee l’avevano rimandata a un indeterminato domani: eurobond o uscita dall’euro per uno; ridiscussione dei margini del deficit per l’altro; nessuno dei due sembra rendersi conto che la crisi europea impone una revisione radicale del quadro istituzionale e delle strategie politiche, prima ancora che economiche. Non è stata nemmeno, quindi, una vittoria dell’europeismo contro l’antieuropeismo: se per Grillo il problema è inesistente — la sua “indipendenza” da tutto e da tutti gli impedisce di avere alleati e prospettive che vadano al di là delle Alpi e dei mari di casa, per Renzi è l’assoluta subalternità al patto tra Schulz e Merkel, ormai ratificato dall’esito elettorale anche in Europa, che gli impedisce di avere, se non a parole — ma di parole la sua politica non manca mai — una visione delle misure, delle strategie e delle conseguenze di una vera rimessa in discussione dell’austerità. Quell’austerità che l’Europa la sta disintegrando (e i primi a pagarne le conseguenze saremo noi). Meno che mai quella di Renzi è stata una vittoria della speranza contro il rancore. Se nell’ultimo anno il Movimento 5S ha dato prova della sua sostanziale inconcludenza, dovuta al controllo ferreo che i suoi due leader pretendono di esercitare sui quadri e sui parlamentari, la motivazione di fondo del voto a Renzi è stata un clima da “ultima spiaggia”. Paradigma di questo atteggiamento sono gli editoriali su la Repubblica di Eugenio Scalfari, che non approva praticamente alcuna delle misure varate da Renzi e meno che mai i suoi progetti, ma che invita a votarlo lo stesso perché “non c’è alternativa”. Così, se con queste elezioni la parabola del M5S ha imboccato irrevocabilmente una curva discendente, mentre Renzi sembra invece sulla cresta dell’onda — forse raggiunta troppo in fretta per poter consolidare una posizione del genere — è il vuoto di prospettive e la mancanza di una proposta di respiro strategico per riformare l’Europa a condannarlo a sgonfiarsi altrettanto rapidamente. Il che succederà inevitabilmente — pensate alla parabola di Monti! — non appena Renzi dovrà fare i conti con quella governance che forse immagina di riuscire a conquistare con la stessa facilità, superficialità e disinvoltura con cui si è impadronito, gli uni dopo le altre, di primarie, partito, governo ed elettorato. Ma là, invece, c’è la “scorza dura” dell’alta finanza che Renzi non si è mai nemmeno sognato di voler intaccare, ma che non è certo disposta a concedergli qualcosa che vada al di là di un sostegno formale e simbolico (un po’ di spread in meno, forse; e solo per un po’). Ma come Grillo sta lasciando dietro di sé, in modo forse irreversibile, perché non facile da prosciugare, un mare di macerie (la politica trasformata in pernacchia, come Berlusconi l’aveva, prima di lui, e aprendogli la strada, trasformata in barzelletta e licenza), così anche Renzi lascerà dietro la sua prossima quanto inevitabile parabola, altri danni irreversibili. Danni alla democrazia e alla costituzione; al diritto del lavoro e alle condizioni dei lavoratori, precari e non (se ancora ce ne sono); alla scuola, alla sanità, al welfare, alle autonomie locali (che da sindaco non ha mai difeso dal patto di stabilità); a quel che resta della macchina dello Stato, smantellandone i capisaldi in nome del risparmio e dell’efficienza; al sistema delle imprese e dei servizi pubblici, messi in svendita per fare cassa; e, soprattutto, danni alla tenuta morale della cittadinanza, messa per la terza o la quarta volta alla prova di una politica fondata sulle apparenze. "L'altra Europa con Tsipras" rappresenta un piccolo ma importante episodio di resistenza Di fronte a questo panorama, di cui l’elettorato non potrà evitare di prendere atto in tempi stretti, i risultati della lista “L’altra Europa con Tsipras” rappresentano un piccolo ma importante episodio di resistenza; perché in quella lista, e in nessun’altra proposta di livello nazionale ed europeo, è contenuto il nucleo di un’alternativa possibile e praticabile alla perpetrazione di politiche destinate a portare allo sfascio l’intero continente, Germania compresa. Certamente i nostri numeri non sono esaltanti, anche se lo sono quelli di alcuni dei nostri partner europei. Però sono il frutto di un lavoro di conquista, voto per voto, consenso per consenso, impegno per impegno, che ha coinvolto migliaia di compagni e di sostenitori delle più diverse provenienze, che non avevano certo come obiettivo finale o esclusivo il risultato elettorale. Ma che proprio sperimentando, almeno in parte, e non senza molte contraddizioni, forme nuove, o profondamente rinnovate, di condivisione e di coesione, fondate su nuove pratiche, sono ben determinati ad andare avanti lungo la strada appena intrapresa. E non ciascuno per conto suo, o facendo ricorso alle proprie appartenenze, ma tutti insieme, aprendosi a quel mondo di delusi, di arrabbiati, di abbandonati, di incerti che la crisi del M5S e il mutamento antropologico del Partito Democratico si stanno lasciando, e continueranno a lasciarsi, dietro le spalle. In questa piccola affermazione i voti di preferenza raccolti da due capolista come Barbara Spinelli e Moni Ovadia, che hanno messo il loro nome, la loro faccia e un mare di fatica a disposizione del progetto per rappresentarne il carattere unitario, sono una importante dimostrazione di quella spinta a un radicale rinnovamento delle proprie identità che fin dall’inizio è stata la cifra della nostra intrapresa. In pochi anni, sotto la guida di Alexis Tsipras, Syriza, da piccola aggregazione di identità differenti si è fatta partito di governo. Dunque, si può fare. Se abbiamo messo quel nome nel simbolo della nostra lista non è per caso.Nelle urne un voto da ultima spiaggia Guido Viale il manifesto Segnalo l'ottimo risultato di due liste "cugine" dell'altra europa con tsipras:
Viviamo Serra Ricco' e L'Altra Campomorone, visto che non abbaimo i sogni deliranti di qualche forza politica, siamo contenti di questo primo risultato importante, specie per il futuro. Cristiano Nattero LISTA CIVICA - VIVIAMO SERRA RICCO' 2082 voti 48.14 % 4 seggi Rosario Amico LISTA CIVICA - SERRA RICCO' INSIEME 2242 voti 51.85 % 8 seggi Paola Guidi LISTA CIVICA - SOLIDARIETA' E PROGRESSO 2098 voti 53.65 % 8 seggi Filomena Puppo 939 24.01 MOVIMENTO 5 STELLE BEPPEGRILLO.IT 939 voti 24.01 % 3 seggi Valentina Armirotti 607 15.52 LISTA CIVICA - L'ALTRA CAMPOMORONE 607 voti 15.52 % 1seggio Marco Boccardo LISTA CIVICA - CAMPOMORONE DOMANI 266 voti 6.80 % 0 seggi Messaggio di Alexis Tsipras per il nostro 4,03% Atene, 26 maggio 2014 Ieri si è dimostrato che nell’Europa colpita dalle politiche di austerità e dalla macelleria sociale la sinistra si rafforza. In Grecia Syriza è il primo partito. E’ la prima volta dopo il 1984, dalla vittoria del PCI di Berlinguer, che un partito di sinistra vince le elezioni europee in ambito nazionale. In Spagna, in Portogallo e in Irlanda la sinistra ha avuto un successo clamoroso contro il bipartitismo e le grandi intese. In Italia l’Altra Europa è riuscita a superare lo sbarramento antidemocratico, la censura mediatica e la polarizzazione strumentale del dibattito politico. Ringrazio a nome di Syriza, del Partito della Sinistra Europea e personalmente tutte e tutti le attiviste e gli attivisti, i comitati locali, le organizzazioni politiche e sociali, le persone, che hanno reso possibile questa entusiasmante ed importante impresa. Con L’Altra Europa e i suoi parlamentari aderiremo al gruppo della Sinistra Europea del GUE e della Sinistra Verde Nordica per lavorare insieme per ricostruire l’Europa dal basso, coerenti con gli impegni presi in campagna elettorale e con il nostro programma comune. Insieme faremo argine alle forze dei populismi reazionari, delle forze neofasciste e neonaziste, contro la xenofobia e ogni forma di razzismo. Insieme combatteremo le politiche neoliberiste che distruggono i diritti e la dignità dei popoli europei. Insieme ci batteremo per un’Europa democratica, solidale, di giustizia sociale e di pace. Alexis Tsipras Presidente di Syriza – Vice Presidente del Partito della Sinistra Europea Anche se i dati non sono definitivi (mancano due seggi, ma soprattutto sono dati comunicati in via telematica e non convalidati dai competenti comitati elettorali provinciali) mi pare chiaro che il Pd abbia raccolto buona parte del voto del Pdl, mentre il M5S sconta una campagna urlata che forse ha urtato la sensibilità di una parte dell'elettorato. Inoltre, gli analisti segnalavano che l'elettorato del Pd e' molto piu' solido (vuoi per convinzione, vuoi per capacita' attrattive caratteristiche di chi e' al potere, vuoi per solidita' di organizzazioni ad esso facenti riferimento), rispetto a quello degli altri partiti molto piu' fluido e,soprattutto, alla martellante visibilita' mediatica. Per quanto riguarda la sinistra pare che abbia raggiunto il quorum, con estrema difficolta', dovuta alle macerie delle esperienze precedenti, alla difficolta' di lavorare insieme (al di la' della buona volonta' di tutti i militanti), all'oscuramento mediatico (anche dovuto all'assenza di leader italiani riconosciuti e alla mancanza di fondi). Inoltre una parte di Sel (specie gli assessori, in genere con un grande seguito) hanno deciso di sostenere il Pd. Si puo' comunque lavorare per continuare a creare un polo di sinistra antiliberista e moderno, all'interno dei movimenti mondiali e europei. Mi pare che sia l'unica via. Certo il tempo non e' dalla nostra parte: in Liguria il prossimo anno ci saranno le elezioni regionali (forse anche quelle comunali), se non addirittura Renzi no ndecida di tentare di vincere quelle politiche in autunno. Creare un polo definitvamente autonomo o contrattare con il Pd? Dal punto di vista programmatico e strategico, seocndo me non ci sono dubbi che dovremmo lavorare per la prima ipotesi. Ma avremo tempo di parlarne. Nel pomeriggio saro' a lottare perche' no ci tolgano molti voti al collegio provinciale. Un abbraccio L'ottimo risultato della sinistra antiliberista (Syriza di Alexis Tsipras) alle elezioni amministrative greche e' un segnale importante in vista delle elezioni europee di domenica prossima. Un buon antipasto per domenica.
Ma la Grecia non e' sola. In tutta Europa sta crescendo il partito dell’antirigore, della lotta all’austerità e alla “vecchia Europa”. I poteri forti hanno paura e serrano i ranghi: socialisti e popolari perseguono le politiche delle larghe intese. D'altronde e' un inciuccio apparente: socialisti e popolari (pd, nuova destra e forza italia nel nostro paese) hanno votato le stesse leggi antipopolari, a favore di banche e lobbies economico-militari. E' per questo che e' importante che l'Altra Europa con Tsipras abbia un buon risultato anche in Italia. Non penso che chi la pensa diversamente da me sia un traditore, un mentecatto, un corrotto, un disonesto.
Altrettanto sinceramente penso che votare Pd e quindi Scultz come presidente della commissione europea, perche' cosi' si riesce a contrastare la Destra, sia alquanto bizzarro. In Europa Popolari e Socialisti hanno condiviso in questi anni tutte le politiche a favore di banche, lobbies militari e no contro la povera gente. Si può decidere di votare Pd perche' ne si condivide la politica, non per far argine contro la destra. legambiente: RIVI DECLASSATI.QUANTI RISCHI PER IL TERRITORIO GENOVESE. Il corriere Mercantile Annamaria Coluccia Nel 2011 Tursi chiedeva alla Regione di "retrocedere" i corsi d'acqua non significativi RIVI DECLASSATI,QUANTI RISCHI Se equiparati a fogne non sarebbero soggetti a vincoli di sicurezza dal Corriere mercantile di domenica 18 maggio Assimilare i rivi genovesi"non significativi" a fognature, canali di drenaggio urbano e affini. E' la richiesta che il Comune faceva alla Regione nel luglio del 2011, nell'ambito del lavoro in corso, e non ancora concluso, per il riordino del Reticolo idrografico regionale. A rendere pubblico il documento è il circolo Nuova Ecologia Legambiente che sottolinea come l'eventuale declassificazione dei corsi d'acqua li sottrarrebbe ai vincoli dei piani di bacino per esempio per quinto riguarda le nuove costruzioni. Un cambio di definizione, un segno diverso sulla cartina, et voilà, un corso d'acqua si trasforma in una fognatura o poco più. E tutto cambia: norme diverse per la sua gestione e per la tutela del territorio e, soprattutto, meno vincoli per costruire nelle vicinanze. E' sostanzialmente quanto il Comune proponeva, tre anni fa, alla Regione per una buona parte dei rivi genovesi. La richiesta è in una lettera, datata 14 luglio 2011 - quattro mesi prima della tragica alluvione del 4 novembre - firmata da Stefano Pinasco, che era ed è il direttore del settore Manutenzione, Infrastrutture, Verde e Parchi del Comune di Genova, indirizzata al Dipartimento Ambiente della Regione Liguria e resa pubblica in questi giorni da Andrea Agostini del circolo Nuova Ecologia Legambiente. Nel documento Pinasco fa riferimento al progetto di "Riordino del reticolo idrografico regionale" che la Regione sta portando a termine solo adesso, e in particolare "all'opportunità di inserire tutti i corsi d'acqua tombinati indistintamente all'interno della nuova classificazione di Reticolo idrografico che prevede tre livelli più il reticolo minuto". Dopo aver sottolineato che nell'area urbana genovese, fra la sponda sinistra del Polcevera e la sponda destra del rio Chiappeto ( Sturla ndr.), la maggior parte dei rivi sono ormai tombinati, Pinasco propone che, nella nuova classificazione, quelli che con la precedente normativa rientravano fra "i rivi non significativi" siano assimilati a " canali di drenaggio urbano, fognature e similari". "E' inutile ricordare - scrive - che le tombinature di cui sopra sono state realizzate, per la maggior parte nei secoli scorsi, in funzione degli assetti urbanistici-edilizi dell'epoca e quindi altamente radicati nel consolidato tessuto urbano genovese nonchè regolarmente svolgenti, soprattutto per l'area del centro storico di Genova, anche la funzione di collettori fognari di assuzione del sistema depurativo genovese. Qualora detti rivi - continua Pinasco - dovessero essere classificati come "rivi significativi" il loro adeguamento idraulico a piano di bacino, per quanto sopra detto, risulterebbe difficoltoso ed enormemente oneroso se non addirittura tecnicamente ed economicamente impossibile. L'assimilazione di tali rivi tombinati a " canali di drenaggio urbano, fognature e similari" consentirebbe invece di escluderli dalla definizione di reticolo idrografico e dalle norme che ne derivano". Perchè se un corso d'acqua diventasse per legge una fognatura, il Regolamento regionale "di tutela delle aree di pertinenza dei corsi d'acqua", varato - ironia della sorte - quello stesso 14 luglio 2011, non si appliherebbe più, quindi molti dei vincoli sparirebbero e, per esempio, una serie di interventi di edificazione che vicino ai corsi d'acqua non sono ammessi, diventerebbero ammissibili. Questa richiesta i massiccia declassificazione dei corsi d'acqua non significativi, però, a quanto si sa, non è stata accolta dalla Regione, anche se l'iter di Riordino del reticolo idrografico regionale non si è ancora concluso."Il fatto che l'amministrazione comunale abbia chiesto una pressochè generalizzata declassificazione dei rivi tombinati dimostra come la tutela del territorio non sia affatto una sua priorità - denuncia Andrea Agostini -Questo documento evidenzia una palese contraddizione anche fra le dichiarazioni dell'attuale Sindaco , quando sostiene appunto che la difesa del territorio è una priorità dell'amministrazione, e la politica che invece vien praticata e che non è cambiata, anche perchè i responsabili tecnici non sono cambiati. La diversità di vedute fra il Comune e la Regione, emersa sia nell'ambito della Valutazione ambientale strategica del nuovo Piano urbanistico comunale che in questo lavoro di classificazione dei rivi, è emblematica della indisponibilità dell'amministrazione comunale ad avvicinarsi alle posizioni più alte della cultura ambientale". Quanto alla lettera del 2011: " Buona parte dei brivi tombinati esistenti a Genova, penso per esempio al Sant'Anna , al Rovare, agli affluenti del Fereggiano - osserva Agostini - intercettano sorgenti: ignorare questo e considerarli alla stregua di fognature, anche quando in parte lo sono, significherebbe non tenere conto dei rischi e di quello che può succedere e che è già successo in caso di alluvione. Quella lettera del Comune poi - evidenzia - risale a pochi mesi prima dell'alluvione del 2011, nel quale è risultato evidente come il mancato monitoraggio dei numerosi rii tombinati laterali al Fereggiano avesse contribuito a causare il disastro - com decine di foro e video possono dimostrare -. Del resto anche il professor Renzo Rosso ( ingegnere idraulico e docente universitario di fama mondiale oltre che genovese - due giorni fa , in presenza del Sindaco, ha dichiarato che il mini-scolmatore del Bisagno, senza interventi sui rivi che affluiscono lateralmente su Fereggiano, è inutile. La logica della declassificazione dei rivi, invece , con la conseguente eliminazione dei vincoli per costruire che comporterebbe, va nella direzione opposta". a.c. |
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