Il rischio più evidente è costituito dal Partenariato Trans-Atlantico su commercio e investimenti (TTIP), che vuole eliminare le “barriere non tariffarie” cioè le normative che limitano la piena libertà d'investimento e i profitti dalle società transnazionali.
Tale accordo, che deve essere ratificato dal nostro governo prevede tra l’altro il diritto, per gli investitori transnazionali, di citare in giudizio, (presso un tribunale creato ad hoc l’ISDS, Investor-State Dispute Settlement) i governi e le autorità locali, qualora le loro società subissero perdite, anche potenziali, di profitti in seguito a decisioni di politica pubblica adottate dalle autorità medesime;
Le cosiddette “barriere non tariffarie” altro non sono che norme volte alla tutela dei diritti dei lavoratori e dei cittadini, alla salvaguardia dei beni comuni, alla garanzia di standard per la sicurezza alimentare, per la tutela dell'ambiente e della dignità sociale.
Tutti obiettivi che vogliamo invece salvaguardare da questa accordo che costituisce un gravissimo 'vulnus' democratico, un'inaccettabile compressione dell'autonomia delle autorità pubbliche e un'azione destrutturante sulla coesione sociale delle comunità territoriali .