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Un prezioso contributo

12/9/2013

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Condivido l'analisi dettagliata e puntuale di questo documento redatto da Bruno Marcenaro e Mauro Solari
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Si al Lavoro No alle Grandi Opere

24/4/2013

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In risposta alle  ultime sollecitazioni che in questi giorni arrivano  dal mondo della politica e del lavoro,  ecco  il comunicato che ho fatto insieme a Davide Ghiglione, capogruppo della Federazione della Sinistra al Municipio V Valpolcevera.


Da piu' parti esponenti politici e sindacali, buon ultimo segretario regionale della Cisl Sergio Migliorini, invitano a non ostacolare le Grandi Opere (Terzo Valico e Gronda Autostradale del Ponente) perche', a loro dire difenderebbero l'ambiente, creerebbero lavoro e sarebbero gia' state decise e finanziate.Purtroppo tutto questo e' opinabile.
I movimenti che contrastano il Terzo Valico denunciano il sotto utilizzo delle ferrovie attuali e sono favorevoli all'ammodernamento delle linee ferroviarie esistenti (che porterebbero la loro capacita' di trasporto TEU a oltre due milioni di TEU verso la val padana).

Terzo Valico che NON HA finanziato le due gallerie su cui dovrebbero passare i treni ad alta velocita' da Fegino a Tortona (4,6 miliardi di euro), ma solo opere accessorie che rischiano di rimanere anche se questi soldi non si troveranno mai.
Per quanto riguarda la Gronda l'iter e' ancora aperto, sono 30 anni che, infruttuosamente, le lobbies del cemento cercano di far approvare un nuovo tratto autostradale che, dati delle stesse autostrade alla mano, darebbe risposta a solo il 20 per cento degli utenti dell'attuale autostrada.
La situazione piu' critica pero' e' quella del presunto lavoro che si creerebbe.
Chi contesta la logica delle grandi opere propone in alternativa di traferire questi finanziamenti su opere che servano di piu', diano risposte ai bisogni (manutenzione territorio e del patrimonio abitativo e scolastico; infrastrutture per la mobilita' del trasporto pubblico ad esempio) che sono in grado di fornire maggiore occupazione a parita' di investimenti.
Proprio per questo, la lotta per il lavoro e contro la precarieta' e' la stessa di quella contro le grandi opere (e le spese militari).

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Con Davide contro le Grandi Opere

17/4/2013

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La giornata di ieri descrive bene la confusione che regna all'interno delle forze politiche e delle istituzioni sul fronte trasporto pubblico.

Il Sindaco, prima favorevole al piano industriale presentato da AMT che prevedeva 430 esuberi, sotto la forte pressione delle proteste dei lavoratori, firma (unico aspetto positivo della giornata) un accordo in cui congela il piano e apre al confronto con le proposte delle organizzazioni sindacali.

Il Consiglio Comunale approva un emendamento del Movimento 5 Stelle che supera l'integrazione tariffaria, introducendo un biglietto singolo solo bus da 1,50 euro, confermando tutti gli aumenti per i titoli integrati bus-treno, in particolare quelli che dovrebbero indurre alla fidelizzazione dell'utenza come gli abbonamenti. Pesante l'aumento degli abbonamenti integrati aziendali, di circa il 10 per cento.

Disarticolazione dell'integrazione e penalizzazione per chi si abbona: l'esatto contrario di una politica a favore del trasporto pubblico.

In gergo calcistico un arbitro indipendente avrebbe fischiato un "fallo di confusione".
Riusciremo a far rinsavire la politica confusionaria della destra del centro sinistra e del "movimento dei cittadini"?

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Domande semplici o troppo ingenue?

21/3/2013

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La discussione avviata dalle ovvie e condivisibili considerazioni del Sindaco di Genova Marco Doria sulla scarsa (se non nulla) incidenza delle grandi Opere sull'occupazione nella citta' di Genova si sta sviluppando su toni francamente deludenti.

Silenti le forze politiche che dovrebbero essere uscite rafforzate dall'esito elettorale (lista doria, sel, persino 5 stelle), di fronte alla piccata reazione di settori del Pd, il sindaco Doria assicura che "il terzo valico e' un'opera importante... e che la riduzione dei tempi di percorrenza tra Genova e Milano giovera' alla nostra citta' cosi 'come l'aumentata capacita' di carico delle linee ferroviarie continuera' a decongestionare con evidenti vantaggi alla collettivita', le vie stradali".

Se stiamo all'interno della polemica politica e ideologica  ci puo' anche stare.
Se invece  mettiamo i piedi per terra e parliamo di cifre e contenuti reali, non possiamo dimenticare che le attuali linee ferroviarie dalla Liguria alla val padana sono sotto utilizzate, il loro ammodernamento potrebbe permettere di arrivare a Milano in poco piu' di un'ora e di trasportare oltre due milioni di TEU a un costo infitamente minore dei 6,2 miliardi di euro che costerebbe il collegamento ad alta velocita' ferroviaria Fegino - Novi Ligure !!!!

Di cosa stiamo parlando?
perche' le Istituzioni, ma ancor piu' le forze politiche, sociali, imprenditoriali genovesi non rivendicano di stornare qualche centinaio di milioni di euro per realizzare i contenuti ammodernamenti e la bretella ferroviaria Borzoli - Giovi?

Domande troppo semplici, forse, troppo ingenue.

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III Valico ancora e sempre NO

13/3/2013

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Appare sempre più incomprensibile l'ostinazione delle istituzioni liguri a difesa di un opera che incontra forti perplessita' da parte degli enti locali piemontesi e una forte opposizione, a causa dell'impatto molto forte sul territorio e sulla salute (trasporto rocce amiantifere per la città ad esempio) e, tra l’altro, pericolosi cantieri di lavoro contigui a strutture scolastiche, al contrario da preservare come Villa Sanguineti.

Si prenda la palla al balzo e si accolga questa "pausa di riflessione" che, presumibilmente durera' anni, per fare le opere che servono e non sperperare i soldi pubblici.

Regione Liguria, Provincia e Comune di Genova dovrebbero finalmente fare serie valutazioni costi benefici.
Assumano la priorità recuperare risorse per finanziare il trasporto pubblico, a rischio di tagli enormi, e pianificare in modo serio la mobilità.
I cittadini, i pendolari e gli utenti di Trenitalia vorrebbero più treni nelle varie fasce orarie, pulizia, manutenzione, rispetto dell’utente, stazioni efficienti e biglietterie funzionanti.

Inoltre, siccome sul nodo di Genova (a contratto opere civili nodo di Genova) sono previsti come lavori gli imbocchi del collegamento che dovrebbero portare al Terzo Valico (700 metri complessivi) chiedano con forza l’utilizzo dei fondi stanziati nei primi lotti nel collegamento ferroviario Borzoli – Giovi, che consentirebbe ai TEU provenienti dal porto di Pra - Voltri di instradarsi verso l'autoporto di Padova senza passare nel nodo ferroviario genovese..

E', infatti, notizia di alcuni giorni fa che 13 sindaci dell'Alessandrino hanno chiesto una moratoria prima dell'avvio dei lavori per il Terzo Valico ferroviario.
Essi lamentano la mancata costituzione dell'Osservatorio tecnico e chiedono uno ''studio approfondito e dettagliato sulla presenza di amianto'' e sul ''rischio di isterilimento di tutte le fonti e dei corsi d'acqua''.

E' notizia di alcune settimane fa che Ferrovie nutrirebbe dubbi sulla sostenibilità economica dell’opera e intenderebbe “prendere in prestito” una parte dei fondi del secondo lotto per fare fronte alla manutenzione della rete.

E', invece, da sempre che si sa che:

• Già oggi le 3 linee di valico esistenti (le 2 linee dei Giovi e la Voltri – Ovada) hanno una capacità di trasporto di 3,5 milioni di container, senza quasi nessun intervento .
• Il Terzo Valico costa 6,2 miliardi di euro, 115 milioni a chilometro: un costo al km cinque volte tanto quello dell’alta velocità in Francia! L'ammontare della manovra delle pensioni !
• il 95% dei pendolari ferroviari si muove su percorsi brevi, utilizzando treni sporchi, malandati, spesso in ritardo o soppressi. Solo il 5% usa l’Alta Velocità. Le Ferrovie invece stanziano i soldi (che paghiamo noi con biglietti e tasse!) al contrario, il 95% per l’AV (oltre 60 miliardi di euro) e solo il 5% per i pendolari.
• Erano 5 milioni i container, previsti dal progetto del 1991 sulla Milano-Genova per il 2005. Invece sono stati appena 1,7 milioni i container arrivati in porto nel 2010 e di questi solo 49.000 attraversano l’Appennino via treno verso la Pianura Padana e Rotterdam.
• Erano 50.000 i passeggeri previsti nel 1991 che avrebbero dovuto giornalmente percorrere l’intera tratta Mi-GE e viceversa. In realtà ora coloro che prendono il biglietto per l’intera tratta sono poche migliaia.

• Il trasporto merci richiede in primo luogo organizzazione, efficienza e interventi negli scali. Servono pertanto collegamenti efficaci, come il collegamento della bretella ferroviaria Voltri – Borzoli con le linee di valico dei Giovi (1400 metri) dal costo di circa 500 milioni di euro;

• i tempi di percorrenza dei treni passeggeri per il tragitto da Genova a Milano potrebbe essere di poco piu' di un'ora con interventi di fluidificazione, con costi enormemente minori del terzo valico.

• il magistrato Ferdinando Imposimato descrive il Terzo Valico nel “Corruzione ad Alta Velocità Viaggio nel governo invisibile”, come opera, nata sotto il segno delle tangenti. Infatti a pag. 116 del libro del magistrato Imposimato, Salvatore Portaluri che fu per due anni presidente della TAV. dichiara: “Tutti i gruppi imprenditoriali erano stati accontentati, eppure vi erano ancora dei problemi di equilibrio, ma anche questi vengono risolti con la costituzione di un nuovo consorzio per la tratta più incerta, il Cociv per la Milano-Genova. Un consorzio anomalo di sei imprese, costituito il 3 dicembre 1991”.

- il costruttore Cociv e il concessionario Rfi ancora non hanno firmato l’accordo sul secondo lotto, che è già finanziato dal Cipe con 1,1 miliardi, purtroppo approvato dalla Corte dei Conti.
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Gronda: un altro motivo in meno

12/3/2013

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In questo interessante articolo di Annamaria Coluccia, "l'ex consulente del Ministero, spiega perchè non è praticabile l'abolizione del pedaggio"
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Gazzo! Cave e III Valico

16/1/2013

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Un intervento degli amici del Chiaravagna che condivido nei contenuti e sul web.
Alla vigilia del dibattito in Consiglio Comunale circa l'utilizzo delle cave del Monte Gazzo e della Val Chiaravagna per la realizzazione del cosiddetto "Terzo Valico ferroviario", l'Associazione Amici del Chiaravagna ONLUS ritiene necessario ribadire, oltre alla totale contrarietà verso l'infrastruttura in sè, il pieno dissenso sull'utilizzo delle cave della nostra valle.

Ci preme riaffermare innanzitutto come sia inaccettabile definire recupero ambientale il deposito di smarino nella ex cava "Vecchie Fornaci": l'intervento cancellerebbe il seppur faticoso processo di rinverdimento naturalmente avviato anni fa con l'abbandono dell'estrazione e pregiudicherebbe l'esistenza stessa del Parco Urbano del Monte Gazzo a causa delle nuove funzioni previste dalla variante al PUC nelle aree limitrofe a quelle delle cave.

Sebbene si spacci questa operazione per un "recupero atteso da decenni", la sensazione è che invece si stiano trovando scuse per posticipare la chiusura di cave che dovrebbero invece essere messe in sicurezza ben prima: al di là dei luoghi comuni sul rispetto dei tempi di consegna delle cosiddette "grandi opere" italiane, parliamo di un orizzonte temporale troppo lontano per una valle che da oltre un secolo sopporta la servitù delle cave.

Siamo inoltre estremamente preoccupati per quanto riguarda la gradonatura prospettata per le cave Gneo e Giunchetto: il profilo disegnato appare così ripido da mettere in dubbio il ritorno del verde ma soprattutto la soprattutto la sicurezza idrogeologica.

Come è possibile che non si sia pensato alla creazione di uno strumento minimo di controllo simile all'osservatorio invece istituito per la Gronda? Come garantire in tempo reale il controllo sulla natura dei materiali in transito e sulle acque essendo parte delle aree della zona ricche di fibra d'amianto?
Cosa verrà poi realizzato negli ampi piazzali che resteranno disponibili dopo l'esaurimento delle cave e quali impieghi avrà il deposito di smarino prospettato per la base della discarica di Scarpino?

Richiamiamo quindi il Comune di Genova a mettere in campo atti concreti in materia: innanzitutto va data evidenza di quanto gettito, come da norma di legge, sia stato introitato dal Comune di Genova per le servitù di cava e questa somma deve essere comunque messa subito a disposizione per la mitigazione dei disagi dei residenti nella zona.

Dal punto di vista politico, invece che allargare le braccia, il Comune di Genova dovrebbe fare squadra con gli altri comuni vessati dalla Legge Obiettivo e contestarla nelle opportune sedi in quanto strumento che calpesta la democrazia ed impone scelte lontane e spesso in opposizione con le esigenze dei territori su cui vengono poi imposte.

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perchè NO

16/1/2013

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Non mi piace votare contro, non mi piace dire di NO, non mi piace finire in minoranza, ma se tutto quello per cui ci siamo battuti (risanamento delle cave del Gazzo, infrastrutture sensate, lotta alla mafia, valorizzazione del pubblico, trasporti pubblici efficaci) non si fa, sono obbligato.
Dalla mia coscienza prima ancora che dai calcoli politici.
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la popolazione si ribellerà?

7/1/2013

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La Giunta Comunale di Genova ha approvato la deroga a tutti i piani urbanistici che prevedevano il risanamento della val Chiaravagna, acconsentendo lo sfruttamento di cave situate nel bacino del torrente Chiaravagna e addirittura lo sfruttamento di una cava gia’ chiusa da anni.
Di seguito l’interpellanza che avevo fatto a luglio.  Interpellanza purtroppo inascoltata.
La popolazione si ribellera’? Interpellanza: Il Cociv distrugge la Val Chiaravagna e Sestri Ponente
Il Sottoscritto Consigliere Comunale,

premesso che in merito alla “chiaccherata” realizzazione del Terzo Valico ferroviario dei Giovi (in effetti il sesto valico verso la val Padana):

- in data 21/12/2011 sono state sottoscritte delle apposite convenzioni, fra cui quella relativa alla val Chiaravagna che regola i rapporti fra la Regione Liguria, la Provincia di Genova, il Consorzio COCIV, il Comune di Genova, e le società Unicalce S.p.A e Cave Ghigliazza S.r.l.
- detta convenzione, in particolare, prevede un piano di coltivazione comune delle Cava Giunchetto e Cava Gneo al fine di consentire alle Imprese, con l’ottenimento delle nuove autorizzazioni, la fornitura a COCIV degli inerti necessari per la costruzione del Terzo Valico, e l’abbancamento di un quantitativo di materiale di circa 1.000.000 m³ per la riqualificazione della cava dismessa delle Vecchie Fornaci, posta in prossimità, attualmente esaurita e soggetta all’obbligo di riqualificazione, da destinarsi esclusivamente al deposito di parte del materiale di scavo proveniente dalle nuove gallerie, senza ulteriore asporto di materiale;

- COCIV con nota n. GG/AP/GI/fr/0173/12 del 11/7/2012, sottoscritta anche da Unicalce Spa e Cave Ghigliazza Srl, ha trasmesso al Commissario straordinario, a Regione Liguria, Provincia di Genova e Comune di Genova il “Progetto unitario di coltivazione e recupero ambientale della Cava Giunchetto- Gneo”-” Progetto di riqualificazione ambientale della Cava vecchie Fornaci”

- la Regione Liguria in attuazione delle specifiche indicazioni contenute nella delibera CIPE 80/2006, risulta titolare della competenza prevalente in ordine alla necessità di procedere all’adeguamento delle previsioni contenute nel Piano Territoriale di Coordinamento Paesistico, nel Piano Territoriale di Coordinamento dell’Area Centrale Ligure e nel Piano Territoriale Regionale delle Attività di Cava;

- è da individuarsi nell’Accordo di programma previsto dall’art.58 della lr. 36/1997 e s.m. la procedura idonea per conseguire il riassetto della pianificazione territoriale e urbanistica con l’approvazione dei ridetti progetti di intervento e, quindi,le finalità di complessiva riqualificazione ambientale e paesistica come sopra richiamate.

considerato che:

- in generale, secondo le intenzioni espresse, ad esempio, dalla Provincia di Genova (1998) attraverso il piano di bacino del torrente Chiaravagna, “l’attività estrattiva non può proseguire oltre i termini fissati dall’art. 20 della L. R. n.63/93, tranne che per proroghe connesse alla redazione di progetti di revisione dei piani finalizzati ad una migliore sistemazione ambientale definitiva”. Per la cava Gneo avrebbe dovuto essere assolutamente ricostituito il gruppo di lavoro, istituito con D. G. R. n. 8292 del 1.12.1994 e successive integrazioni, per il superamento delle attività di cava previsto dal PTCP, colpevolmente fatto arenare. La cava Giunchetto è ancora attiva grazie all’ultima versione del P. T. R. A. C. (Regione Liguria, 2008) ma sarebbero ammesse solo modifiche al piano di coltivazione che non comportino aumenti di volume estraibile (tipo C). Un nuovo progetto di coltivazione dovrebbe essere ridefinito in concomitanza con la limitrofa cava “Gneo” e all’ interno dei rispettivi limiti di coltivazione già autorizzati.

tenuto conto che gli atti amministrativi degli enti locali liguri e genovesi in particolare intendono cancellare questi obiettivi dei precedenti strumenti e con essi decenni di aspettative di risanamento.
(Con la ex cava Fornaci o vecchie fornaci (a sud ovest della vetta) si raggiunge l’assurdo di volere riqualificare ora, quasi 25 anni dopo la chiusura, una delle poche cave della Liguria già gradonate e faticosamente rinverdite.)

sottolineato come la presunta sistemazione – riqualificazione della cava è solo un pretesto per ulteriori sfruttamenti legati ai movimenti di terra che annullerebbe 25 anni di riqualificazione delle vecchie Fornaci e, per giunta, non riqualificherebbe Gneo e Giunchetto.

interpella la S.V. per conoscere se non sia opportuno che il Comune di Genova esprima parere negativo ad ogni possibile ripresa della attività estrattiva di una cava in via autonoma di di risanamento, evitando di penalizzare ancora di piu’ il Ponente cittadino sotto forma di dissesto idrogeologico e inquinamento.

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