Sembrerebbe un articolo de "Il Male" ma l'enfasi con cui il potere genovese esulta per l'annuncio del premier Renzi di voler anticipare i 1,6 miliardi di euro per il quarto lotto per il collegamento ad alta velocità ferroviaria Fegino-Tortona (costo complessivo 6,2 miliardi quanto la ricostruzione della striscia di Gaza) è effettivamente giustificato. Altri soldi pubblici per un'opera devastante e inconcludente che si aggiunge a altri miliarid di soldi publbici per dotare la Liguria della capaità di movimentare 5 milioni di TEU. La piattaforma della Maersk a Savona, i tombamenti nel porto di Genova, le nuove gru che arriveranno al porto di Pra sono realizzati con i soldi dei contribuenti. Peccato che le prospettive non siano quelle auspicate. "La bancarotta delle navi Hanjin è lo specchio della crisi globale. La Hanjin Shipping è, o meglio era, la prima compagnia di trasporto di container della Corea del Sud, e la settima al livello mondiale, con una flotta di 141 navi portacontainer. Il suo fallimento ha implicazioni che vanno ben oltre la Corea del Sud. In effetti accende i riflettori sulla crisi di tutto il sistema mondiale del trasporto marittimo, una crisi strutturale che si può riassumere in una frase: ci sono troppe navi per le merci da spostare..." così scrive Marina Forti su Internazionale del 14 settembre 2016. ".. negli ultimi anni l’economia mondiale va a stento, la Cina rallenta, e il traffico merci ha smesso di crescere. Nei primi anni duemila il trasporto marittimo cresceva al doppio del tasso di crescita mondiale; negli ultimi cinque anni invece è cresciuto in linea con la crescita economica (cioè molto poco) e nel 2015 il prodotto interno lordo mondiale è cresciuto più del traffico marittimo. Solo che ormai i trasporti navali sono un’industria gigantesca, cresciuta a dismisura; nel 2015 la flotta totale era quattro volte più numerosa che nel 2000." Un commentatore del South China Morning Post riassume: “Ci sono un sacco di compagnie zombie là fuori”. La facilità eccessiva nel prestare i soldi, sostiene, “sta creando una crisi nel trasporto marittimo peggiore di quella degli anni ottanta”. Ora la bolla sta scoppiando. I ritorni non sono più folli, i rischi crescono, e anche le banche cominciano a ritirare i loro crediti (come riferisce The Economist). Non oso pensare cosa potrebbe succedere se si affermasse un sistema economico basato sulla produzione locale, la ridistribuzione di tempi e reddito, l'abbandono di stili di vita insani. Forse sarà il caso che le persone escano dall'apatia, smettano di credere alle fandonie dei poteri speculativi, si organizzino perchè anche chinando la testa il loro futuro è sempre più segnato da violenza, fame, terrore. |
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