Il corriere Mercantile Annamaria Coluccia
Nel 2011 Tursi chiedeva alla Regione di "retrocedere" i corsi d'acqua non significativi
RIVI DECLASSATI,QUANTI RISCHI
Se equiparati a fogne non sarebbero soggetti a vincoli di sicurezza
dal Corriere mercantile di domenica 18 maggio
Assimilare i rivi genovesi"non significativi" a fognature, canali di drenaggio urbano e affini. E' la richiesta che il Comune faceva alla Regione nel luglio del 2011, nell'ambito del lavoro in corso, e non ancora concluso, per il riordino del Reticolo idrografico regionale. A rendere pubblico il documento è il circolo Nuova Ecologia Legambiente che sottolinea come l'eventuale declassificazione dei corsi d'acqua li sottrarrebbe ai vincoli dei piani di bacino per esempio per quinto riguarda le nuove costruzioni.
Un cambio di definizione, un segno diverso sulla cartina, et voilà, un corso d'acqua si trasforma in una fognatura o poco più. E tutto cambia: norme diverse per la sua gestione e per la tutela del territorio e, soprattutto, meno vincoli per costruire nelle vicinanze.
E' sostanzialmente quanto il Comune proponeva, tre anni fa, alla Regione per una buona parte dei rivi genovesi. La richiesta è in una lettera, datata 14 luglio 2011 - quattro mesi prima della tragica alluvione del 4 novembre - firmata da Stefano Pinasco, che era ed è il direttore del settore Manutenzione, Infrastrutture, Verde e Parchi del Comune di Genova, indirizzata al Dipartimento Ambiente della Regione Liguria e resa pubblica in questi giorni da Andrea Agostini del circolo Nuova Ecologia Legambiente.
Nel documento Pinasco fa riferimento al progetto di "Riordino del reticolo idrografico regionale" che la Regione sta portando a termine solo adesso, e in particolare "all'opportunità di inserire tutti i corsi d'acqua tombinati indistintamente all'interno della nuova classificazione di Reticolo idrografico che prevede tre livelli più il reticolo minuto". Dopo aver sottolineato che nell'area urbana genovese, fra la sponda sinistra del Polcevera e la sponda destra del rio Chiappeto ( Sturla ndr.), la maggior parte dei rivi sono ormai tombinati, Pinasco propone che, nella nuova classificazione, quelli che con la precedente normativa rientravano fra "i rivi non significativi" siano assimilati a " canali di drenaggio urbano, fognature e similari". "E' inutile ricordare - scrive - che le tombinature di cui sopra sono state realizzate, per la maggior parte nei secoli scorsi, in funzione degli assetti urbanistici-edilizi dell'epoca e quindi altamente radicati nel consolidato tessuto urbano genovese nonchè regolarmente svolgenti, soprattutto per l'area del centro storico di Genova, anche la funzione di collettori fognari di assuzione del sistema depurativo genovese. Qualora detti rivi - continua Pinasco - dovessero essere classificati come "rivi significativi" il loro adeguamento idraulico a piano di bacino, per quanto sopra detto, risulterebbe difficoltoso ed enormemente oneroso se non addirittura tecnicamente ed economicamente impossibile. L'assimilazione di tali rivi tombinati a " canali di drenaggio urbano, fognature e similari" consentirebbe invece di escluderli dalla definizione di reticolo idrografico e dalle norme che ne derivano". Perchè se un corso d'acqua diventasse per legge una fognatura, il Regolamento regionale "di tutela delle aree di pertinenza dei corsi d'acqua", varato - ironia della sorte - quello stesso 14 luglio 2011, non si appliherebbe più, quindi molti dei vincoli sparirebbero e, per esempio, una serie di interventi di edificazione che vicino ai corsi d'acqua non sono ammessi, diventerebbero ammissibili. Questa richiesta i massiccia declassificazione dei corsi d'acqua non significativi, però, a quanto si sa, non è stata accolta dalla Regione, anche se l'iter di Riordino del reticolo idrografico regionale non si è ancora concluso."Il fatto che l'amministrazione comunale abbia chiesto una pressochè generalizzata declassificazione dei rivi tombinati dimostra come la tutela del territorio non sia affatto una sua priorità - denuncia Andrea Agostini -Questo documento evidenzia una palese contraddizione anche fra le dichiarazioni dell'attuale Sindaco , quando sostiene appunto che la difesa del territorio è una priorità dell'amministrazione, e la politica che invece vien praticata e che non è cambiata, anche perchè i responsabili tecnici non sono cambiati. La diversità di vedute fra il Comune e la Regione, emersa sia nell'ambito della Valutazione ambientale strategica del nuovo Piano urbanistico comunale che in questo lavoro di classificazione dei rivi, è emblematica della indisponibilità dell'amministrazione comunale ad avvicinarsi alle posizioni più alte della cultura ambientale". Quanto alla lettera del 2011: " Buona parte dei brivi tombinati esistenti a Genova, penso per esempio al Sant'Anna , al Rovare, agli affluenti del Fereggiano - osserva Agostini - intercettano sorgenti: ignorare questo e considerarli alla stregua di fognature, anche quando in parte lo sono, significherebbe non tenere conto dei rischi e di quello che può succedere e che è già successo in caso di alluvione. Quella lettera del Comune poi - evidenzia - risale a pochi mesi prima dell'alluvione del 2011, nel quale è risultato evidente come il mancato monitoraggio dei numerosi rii tombinati laterali al Fereggiano avesse contribuito a causare il disastro - com decine di foro e video possono dimostrare -. Del resto anche il professor Renzo Rosso ( ingegnere idraulico e docente universitario di fama mondiale oltre che genovese - due giorni fa , in presenza del Sindaco, ha dichiarato che il mini-scolmatore del Bisagno, senza interventi sui rivi che affluiscono lateralmente su Fereggiano, è inutile. La logica della declassificazione dei rivi, invece , con la conseguente eliminazione dei vincoli per costruire che comporterebbe, va nella direzione opposta".
a.c.