Nobile intento se non fosse che proviene da chi in questi anni ha gestito il ciclo dei rifiuti in modo da condannarci a pagare quasi 3 milioni di euro per la bassa raccolta differenziata e a trovarci impreparati di fronte alla prevedibile chiusura di Scarpino.
Sorge un dubbio è Iren che deve salvare Amiu o è l'ingresso della multiutility nel ciclo dei rifiuti genovese che permette di ammortizzare scelte sbagliate del passato (inceneritori di Torino e Parma quasi vuoti e rigassificatore di Livorno)?
Siamo di fronte a un triste deja vu: per abbindolare sindacati e opinione pubblica qualcuno propone di vendere solo il 49 % delle azioni di Amiu, come se la stessa esperienza di Iren (i comuni al 51%) non avesse insegnato che fondi speculativi e banche espropriano cittadini e consigli anche con una percentuale non maggioritaria.
Tanto è vero che spesso Doria invita alla cautela nel criticare Iren perché potrebbe causare un abbassamento del titolo.
Ci fosse una maggioranza che avesse a cuore i bisogni di cittadini e lavoratori, cercherebbe fondi in Europa, pretenderebbe che lo stato provvedesse alla bonifica di Scarpino, non cederebbe la gestione dei rifiuti a fondi basati alle isole Caiman e alle banche onnivore.